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Il gabbiano di merda: psicopatologia del fotografo privo di talento

Immagine del redattore: The Introvert TravelerThe Introvert Traveler

Aggiornamento: 30 gen

Premetto che non ho nulla che mi leghi in particolare ai gabbiani.

O meglio, c'è un rapporto contraddittorio, un po' il Catullo di "odi et amo", un po' Jekyll e Hyde. Da un lato sono condizionato dalla sfera emotiva e, da amante del mare, sussulto quando, avvicinandomi alla costa, ne sento il canto che annuncia la prossimità con l'oggetto della mia passione; ma la mia sfera razionale mi induce a considerare i gabbiani più o meno come ratti con le ali, per citare il capolavoro Pixar che mia figlia infante mi costrinse a vedere più di 400 volte.

Ma a parte questo nulla mi lega al pennuto infernale che divora scoiattoli interi e saccheggia i rifiuti delle città costiere; il figlio del demonio che vola sui parchi pubblici per predare barboncini e chihuahua.

Eppure... qualcosa scatta in me, quando ho una macchina fotografica in mano, e un gabbiano entra nel mio campo visivo... uno spasmo alla mano, come il Dottor Stranamore, un istinto incoercibile, una devianza estetica... devo sollevare l'apparecchio e scattare.

Io lo so... lo so... accidenti a me, che quella che sto per scattare è l'ennesima foto di merda del gabbiano di merda... eppure...

Mi torna alla mente il docente del corso di fotografia che frequentai ai tempi dell'università; diceva che di tanto in tanto, tra le decine o centinaia di foto, ce n'è una, una che mentre scatti, anzi, ancor prima di premere l'otturatore, sai che quella è la foto giusta, e già mentre stai scattando l'angolo della bocca ti si piega in un sorrisino di autocompiacimento. Ma in me accade il contrario: avvisto il luciferino volatile e l'istinto prende il sopravvento, e già mentre porto il mirino all'occhio so che sto per scattare un'inutile foto di merda e anticipo il momento in cui scaricando i file in Lightroom la guarderò con sdegno, incredulità, disprezzo e rassegnazione; mi sembra di vedere me stesso come in un incubo, cerco di fermarmi, urlo, ma le parole non mi escono dalla bocca. Ma non posso farne a meno. Come quando mi riprometto di stare a dieta ma vedo il carboidrato raffinato di fronte a me e so che non dovrei, so che mi farò del male, ma la debolezza ha il sopravvento. Come un lemming sull'orlo del precipizio. Come un gatto di fronte a un oggetto inanimato su un tavolo. Come uno squalo tigre che osserva dal basso un bagnante nel Mar Rosso. Come il signor Giancarlo alla Ruota della Fortuna. E' un impulso su cui non esercito alcun dominio.

Allora il mio Io si rivolge al mio Es e lo giudica con severità: "Hai scattato un'altra foto di merda. Scatti foto a casaccio confidando che solo per caso prima o poi ne venga una decente. In te non c'è padronanza, non c'è conoscenza, non c'è applicazione né dedizione". E il mio Es abbassa il capo mortificato ripromettendosi che non accadrà più, fino alla prossima volta.

E intanto le sue foto si accumulano sul mio hard disk. Le foto del gabbiano di merda, la mia nemesi, in giro per il mondo, come il nano di Amélie Poulain.



gabbiano a Mont Saint Michel
Mont Saint Michel

gabbiano al World Trade Center
World Trade Center


gabbiani alla Statua della Libertà
Statua della Libertà

gabbiano a San Pietro
Basilica di San Pietro

gabbiano al Mercato di Rialto
Venezia, Mercato di Rialto

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