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La Presenza dello Squalo Bianco nel Mediterraneo: Storia, Scienza e Realtà Attuale

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 10 feb
  • Tempo di lettura: 8 min


Lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) è una delle creature marine più affascinanti e temute. La sua presenza nel Mar Mediterraneo, sebbene poco conosciuta dal grande pubblico, ha radici antiche e una rilevanza scientifica notevole.

Lo scopo di questo post è divulgare alcuni dati relativi alla presenza di tale temutissimo squalo, insieme ad alcuni dati volti a dissipare le frequenti paure che circondano questo animale, cercando di definirne l'effettiva pericolosità e divulgando un po' di conoscenza sulla sua natura.


1. Lo Squalo Bianco nel Mediterraneo: Una Presenza Millenaria

Le Prime Testimonianze: Erodoto, Aristotele e Plinio il Vecchio


mosaici Aquileia
Mosaico con Riposo di Giona e scene di pesca, Basilica di Aquileia

La conoscenza degli squali nel Mediterraneo risale all'antichità.

Il primo manufatto che rappresenta un uomo aggredito da uno squalo è il cosiddetto Cratere del Naufragio, rinvenuto a Ischia e databile all'ottavo secolo avanti Cristo.

Aristotele, nel suo trattato Historia Animalium, descriveva diverse specie di pesci cartilaginei, tra cui creature che possiamo oggi identificare come squali. Sebbene non li distinguesse con la precisione della classificazione moderna, le sue osservazioni naturalistiche rappresentano una delle prime testimonianze scritte sulla fauna marina mediterranea.

Anche Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, menziona pesci di grandi dimensioni con denti affilati e comportamenti predatori, descrizioni che potrebbero riferirsi agli squali bianchi. Plinio raccolse testimonianze di marinai e pescatori, fornendo un quadro delle conoscenze naturalistiche del suo tempo.

Erodoto, nelle sue Storie (6.44), descrive il naufragio di una flotta persiana e l'aggressione subita dai naufraghi da parte di branchi di squali, in modo non molto diverso dal famigerato episodio della USS Indianapolis, la nave della marina militare americana che, dopo aver consegnato la bomba di Hiroshima, fu affondata da un sottomarino giapponese causando la morte della maggior parte dell'equipaggio, anche a causa di numerosi attacchi di squali nei confronti dei naufraghi.

Le fonti antiche, dunque, ci confermano che gli squali popolano da sempre il Mediterraneo, e che già in passato si trattava di specie potenzialmente pericolose per l'uomo. Anche l'esame dei manufatti dell'epoca, come i mosaici di Aquileia e di Pompei, conferma la presenza di squali già in tempi antichi.


mosaici Pompei
Mosaico da Pompei (casa VIII.2.16), oggi al Museo Nazionale Archeologico di Napoli

Proprio la particolarità dei comportamenti descritti dagli storici antichi, tuttavia, induce qualche sospetto in merito all'identificazione degli squali; i comportamenti predatori descritti in particolare da Plinio ed Erodoto ricordano più quelli di squali come lo squalo longimano o lo squalo tigre, che si ritiene siano i principali responsabili degli attacchi sui naufraghi della USS Indianapolis; del resto, è stato dimostrto che la temperatura del Mediterraneo nel periodo compreso tra gli studi di Erodoto e quelli di Plinio era sensibilmente più alta di quella attuale, per cui sarebbe lecito chiedersi se ai tempi di Erodoto il mare nostrum fosse popolato da specie che oggi popolano esclusivamente i mari tropicali e se lo squalo bianco, che predilige le acque più fredde, popolasse invece gli oceani.


2. Niccolò Stenone e l'Alba della Paleontologia

Bisogna aspettare il XVI secolo per avere le prime descrizioni affidabili, di carattere scientifico, della presenza dello squalo bianco nel Mediterraneo.

Nel 1554 Guillaume Rondelet pubblica il suo "Libri de piscibus marinis in quibus verae piscium effigies expressae sunt" descrivendo un esemplare di "Lamia" (il nome con cui Rondelet identificava lo squalo bianco) pescato a Marsiglia.



Stenone Lamia
Niccolò Stenone, Elementorum myologiæ specimen, seu musculi descriptio geometrica. 1667

Il punto di svolta nella comprensione scientifica degli squali e dei fossili marini avvenne nel 1666, quando un grande squalo bianco fu pescato nelle acque di Livorno. Il celebre scienziato danese Niccolò Stenone (Nicolaus Steno), che lavorava alla corte dei Medici in Toscana, ebbe l'opportunità di studiare la testa dell'animale. Analizzando i denti dello squalo, Stenone notò la straordinaria somiglianza con le cosiddette "glossopetrae" (lingue di pietra), fossili comunemente ritrovati e ritenuti fino ad allora formazioni minerali o reliquie mitologiche. Stenone intuì correttamente che si trattava di denti fossilizzati di antichi squali, ponendo le basi per la nascita della paleontologia moderna. Il suo lavoro, De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus (1669), è considerato un testo fondante della geologia e della paleontologia, introducendo concetti come la stratigrafia e la formazione dei fossili. La cura dedicata da Stenone allo studio dell'esemplare di squalo bianco conferma in modo definitivo che lo squalo bianco popolava i mari della Toscana nel XVII secolo.


3. Presenza Attuale dello Squalo Bianco nel Mediterraneo

Oggi, lo squalo bianco è presente in diverse aree del Mediterraneo, sebbene in numero limitato. Secondo studi recenti, come quello pubblicato dalla Società Toscana di Scienze Naturali (Storai et al., Serie B, 112 (2005) pagg. 153-166,), le zone più frequentate includono:

  • Canale di Sicilia

  • Mar Adriatico centrale e meridionale

  • Golfo di Genova

  • Mare di Alborán (tra Spagna e Marocco)

Questi squali utilizzano il Mediterraneo come area di riproduzione e alimentazione, attratti dalla presenza di prede come tonni e pesci pelagici. Tuttavia, l'avvistamento di esemplari è raro, e gli incontri con gli esseri umani ancora più infrequenti.

A conferma della presenza dello squalo bianco nel Mediterraneo, è comunque sufficiente cercare su Youtube per trovare numerosi video che ne testimoniano la presenza, dal Canale di Sicilia all'alto Adriatico, fino alla Toscana.


4. L'Attacco nel Golfo di Baratti (Anni '80)

Un 'altra zona dove lo squalo bianco è noto da tempo è l'Isola d'Elba, dove i pescatori locali hanno persino attribuito il nome di tacca di fondo allo squalo bianco (Silvestre Ferruzzi, Historia Minor - Storie minime dell'Elba occidentale, Livorno, Persephone Edizioni, 2021), a conferma della familiarità con l'animale che transita stagionalmente attraverso il canale di Piombino per raggiungere il golfo di Genova.

Uno degli episodi più noti riguardanti un attacco di squalo bianco nel Mediterraneo avvenne nel Golfo di Baratti, in Toscana, nel 1989. Il subacqueo Luciano Costanzo fu aggredito e divorato mentre praticava un intervento su delle condutture subacquee, sotto gli occhi del figlio e di un amico che assistettero impotenti alla scena dalla barca; su questo episodio si diffusero inevitabilmente varie leggende metropolitane che mettevano in discussione la versione ufficiale, ma va detto che al termine delle indagini l'episodio fu archiviato dalla Procura come attacco di squalo e che i vigili del fuoco rinvennero nei giorni successivi sul fondale alcuni resti umani e le bombole con l'evidente segno del morso dello squalo.


5. La Rarità degli Incontri e la Bassa Probabilità di Attacco

Nonostante l'immaginario collettivo, supportato da film come Lo Squalo di Spielberg, la probabilità di incontrare uno squalo bianco nel Mediterraneo è molto bassa. E la probabilità di subire un attacco è ancora più remota.

Secondo il Global Shark Attack File, nell'ultimo secolo si sono registrati nel Mediterraneo meno di 100 attacchi confermati (non necessariamente riferibili a squali bianchi), di cui 24 fatali.


Confronto con altri rischi:

  • Probabilità di morire in un incidente stradale: 1 su 8.000

  • Probabilità di essere colpiti da un fulmine: 1 su 15.000

  • Probabilità di subire un attacco di squalo: 1 su 11,5 milioni

  • Vittime di squali ogni anno: 5

  • Vittime di cani ogni anno: 20.000


Perché gli Squali Non Attaccano di Proposito

Gli squali bianchi, come la maggior parte delle specie di squali, attaccano raramente gli esseri umani.

Sebbene il comportamento degli squali sia ancora oggetto di moltissimi studi e interrogativi, negli ultimi anni la disponibilità di nuove tecnologie ha consentito di fare notevoli progressi nella comprensione di questi animali.

Il fotografo Scott Fairchild, ad esempio, è dedito da tempo alla produzione di materiale video di interazioni tra squali bianchi ed esseri umani sulle coste della California; un esame del suo materiale convincerà chiunque del fatto che, normalmente, uno squalo bianco che si trovi in prossimità di un bagnante o di un surfista lo ignora completamente deviando dal proprio percorso una volta giunto in prossimità; casi come quello citato di Luciano Costanzo, o quello più recente di Simon Nellis (il ragazzo russo ucciso a Hurghada non è stato vittima di uno squalo bianco ma di uno squalo tigre) sarebbero quindi eventi rarissimi dovuti ad anomalie comportamentali.

Che lo squalo bianco sia sostanzialmente indifferente nei confronti dell'uomo e che non aggredisca qualsiasi cosa incontri lungo la sua strada è dimostrato anche dal comportamento quasi schizzinoso di questo squalo nei confronti dell'esperto di squali Ron Elliot.



In ambito scientifico, negli ultimi decenni ha avuto molto credito la teoria dello "scambio di identità" secondo la quale i rarissimi attacchi di squali nei confronti dell'uomo sarebbero dovuti a casi fortuiti in cui lo squalo, attaccando dal basso in controluce, confonderebbe la silhouette del bagnante o del surfista con quella di una foca; recentemente questa teoria è stata messa in discussione perché non è coerente con il complesso sistema sensoriale dello squalo, che non impiega solo la vista durante la predazione; alcuni scienziati, quindi, stanno promuovendo la teoria per cui i presunti attacchi di squali nei confronti degli uomini non sarebbero in realtà attacchi ma morsi esplorativi inferti con una potenza ben diversa da quella che uno squalo normalmente usa quando è intenzionato a uccidere la propria preda.



In altri termini, così come noi quando vogliamo esplorare un oggetto lo tocchiamo con le mani, allo stesso modo gli squali lo esaminerebbero con la bocca per comprendere se si tratti di cibo. E' appena il caso di notare che anche un morso esplorativo da parte di uno squalo bianco può avere conseguenze devastanti o mortali; se poi l'intento di questo post è rassicurare il lettore medio in merito alla scarsa pericolosità degli squali bianchi, la teoria del "morso esplorativo" potrebbe non essere molto rassicurante, ma è necessario ribadire che non solo è già remota la possibilità di incontrare uno squalo bianco, ma quand'anche questa remota possibilità si verificasse, le probabilità che lo squalo bianco ignori l'essere umano è molto superiore rispetto a quella che lo squalo bianco venga incuriosito dalla presenza umana e decida di procedere con un esame esplorativo tramite la sua potente bocca; e le probabilità si riducono ulteriormente se non avete l'abitudine di praticare il surf sulle coste della California o dell'Australia, contribuendo in maniera determinante a innalzare le statistiche sulle interazioni tra uomo e squalo bianco.


6. Conclusioni

La presenza dello squalo bianco nel Mediterraneo è una realtà affascinante che ci connette con la storia naturale del nostro mare, dai tempi di Aristotele fino agli studi pionieristici di Niccolò Stenone.

Il fatto che lo squalo bianco popoli le acque del Mediterraneo da secoli e che il numero di incidenti sia così basso è una prova indiretta di quanto gli squali bianchi non rappresentino una minaccia per l'uomo.

Le probabilità di incontrare uno squalo bianco sono prossime alla casualità statistica e anche in caso di incontro è estremamente probabile che lo squalo ignori l'essere umano; le probabilità di incontrare uno squalo E di essere anche attaccati si riducono quindi a eventi talmente aneddotici da alimentare più la fantasia popolare che l'evidenza statistica; ma il fatto che eventi così inverosimili possano verificarsi non deve diventare il presupposto per una diffusa fobia.

Mi tufferei allegramente in acqua insieme a uno squalo bianco? No. Suggerirei di farlo a una persona cara? Nemmeno. Lo squalo bianco è un predatore apicale, un animale che va conosciuto e trattato con rispetto, ma l'uomo non rientra tra le sue prede abituali e non dobbiamo nutrire nei suoi confronti un terrore ottuso e immotivato.

Promuovere una corretta informazione su questi animali aiuta a ridurre la paura irrazionale e a valorizzare l'importanza della loro conservazione. Lo squalo bianco non è un mostro, ma un anello fondamentale dell'ecosistema marino, la cui sopravvivenza è strettamente legata alla salute del nostro Mediterraneo; la convivenza dell'uomo con lo squalo bianco non è un'utopia, ma è un fatto che si verifica da secoli.



Distribuzione dello squalo bianco, da David A. Ebert, Sharks of the world, A complete guide, Princeton University Press, 2013
Distribuzione dello squalo bianco, da David A. Ebert, Sharks of the world, A complete guide, Princeton University Press, 2013


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