Ristoranti di pesce a Rimini. Fine dining. Trattoria Da Lucio
- The Introvert Traveler
- 28 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Ultima visita: marzo 20205
Prezzo: €€€€€/€€€€€
Mio giudizio: 9/10
Ci sono ristoranti che ti nutrono, e poi ci sono ristoranti che ti parlano. La Trattoria Da Lucio, a Rimini, non solo ti parla: ti interroga, ti provoca, ti fa ridere nervosamente davanti a una terrina di pelli di pesce e ti costringe a fare i conti con l’idea stessa di “cucina di mare”. Se pensavi che il massimo della creatività ittica fosse un crudo di ricciola e una tartare con germogli, sei nel posto sbagliato. Qui si fa sul serio.
Ambiente: lusso sobrio con eleganza
Dimenticate le tovaglie a quadretti da “trattoria” di nome e di fatto. L’ambiente è raffinato e lussuoso, ma senza snobismi. Luci calibrate, dettagli minimali e calore umano a bilanciare un’estetica da boutique gastronomica. Il personale è preciso, preparato, ma mai ingessato, anzi molto informale.
Il menu degustazionE: un viaggio nella cucina di mare
Crudo
Si comincia con una sequenza che ha il ritmo di una sinfonia. Ricciola, uova di spigola e fava tonka: grassezza e freschezza si rincorrono con la nota tostata e dolce della tonka che sfida ogni convenzione; inedito ma ancora non del tutto convincente. La rana pescatrice con mazzancolle è un balletto marino e terrestre, mentre il tonno rosso si accompagna a cedro, ostrica e cucunci; anche qui qualche abbinamento mi lascia perplesso, in particolare il sapore dei cucunci si impone troppo sugli altri sapori. Agretti e limoni di mare (prodotti della salicornia e delle profondità dell’Adriatico) sono una carezza acida, ma con la terrina di pelli di pesce arriva la prima detonazione!
La terrina di pelli di pesce è un atto d’amore per gli scarti nobili. Gelatinosa al punto giusto, con quel sapore marino umami e un retrogusto che evoca la crosta del branzino al sale... geniale.

Crosta
Razza in crosta di pepe nero: un piatto potente, sensuale, speziato. Non ti aspetti che la razza possa diventare quasi carnivora nel suo sapore, eppure eccola lì, con la crosta croccante che esalta la dolcezza della carne. A seguire, pinoli e salsa di pesci azzurri (ci si chiede: perché nessuno ci aveva pensato prima?) e misticanza con fegato di seppia (un altro abbinamento non perfettamente riuscito; il fegato di seppia è squisito, ma l'amaro della misticanza stona).
Brace
Qui entriamo nel terreno della maturità: pesce dry aged alla brace. Non un vezzo, ma un’evoluzione molecolare del mare. Il filetto ha la consistenza di una costata frollata, ma con sapore iodato, profondo, persistente. Segue un quinto quarto di mare laccato al forno a legna, dove fegati, stomaci e altri organi interni diventano un’esperienza mistica. Un pensiero anche alla trippa di pesci misti: saporita, elegante, sorprendentemente digeribile. Le cipolle nella cenere della brace fungono da catarsi vegetale.
Fuori menu: la salsiccia di interiora di pesce
Qui si tocca il sublime. Una specie di ‘nduja di mare, piccante, sapida, avvolgente, servita come se fosse un’eresia da confessare sottovoce. Ma dopo il primo boccone si vuole solo gridare al miracolo.

Guazzetto
Un brodetto “vecchia scuola”, ma alleggerito nella struttura: il pesce c’è tutto, con sapori netti, brodo trasparente, profumo di casa di pescatori. Commovente, un piatto apparentemente semplice, ma c'è poco da dire: il miglior guazzetto della mia vita.
Intermezzo
Polpo e caffè: e tu pensi “ecco il piatto concettuale”, invece funziona. Il polpo si abbraccia con la tostatura amara come se avesse sempre voluto essere un espresso. Poi granita al lime: verticale, pulita, spazzola via ogni residuo di colpa.
Pasta
Cappelletti vuoti alla panna e fegato di pesce. Una dichiarazione di guerra alle nonne emiliane: ma vincono le nonne. Il fegato dà la spinta amara e marina, la panna addolcisce e armonizza. Ma i cappelletti vuoti... sono vuoti.
Ristoranti di pesce a Rimini. Trattoria Da Lucio. Conclusione
Trattoria Da Lucio non è una cena: è un’epifania. Qui non si celebra solo il pesce, ma il suo pensiero, la sua filosofia, la sua reincarnazione in forma culinaria. Nessun piatto è banale, nessun abbinamento gratuito. È avanguardia gastronomica con radici profonde nella tradizione dell’Adriatico, è provocazione, ma mai sterile. Non tutti i piatti convincono, ma fa parte del gioco e non si può innovare senza passi falsi; ma riguardando ora le foto dei piatti mentre scrivo la recensione a distanza di qualche mese, a ogni immagine riemergono dalla memoria i sapori inediti e quando un ristorante sa creare sapori nuovi, marcati e indimenticabili... beh, penso che abbia fatto al meglio il suo lavoro.
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