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"La lunga rotta" di Bernard Moitessier. Un manifesto di diserzione poetica nel cuore dell’oceano

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 18 mag
  • Tempo di lettura: 2 min
Bernard Moitessier

Titolo: La lunga rotta

Autore: Bernard Moitessier

Anno di pubblicazione: 1971 (Edizione italiana: BUR)

Pagine: 348

Genere: Letteratura di viaggio, autobiografia, saggio esistenziale

Temi chiave: navigazione solitaria, libertà, natura, spiritualità

Mio giudizio: 9/10


Immaginate di trovarvi a poche miglia dalla gloria, il mondo pronto ad acclamarvi come eroe. E ora immaginate di virare la prua, voltare le spalle al trionfo, e sparire verso l’orizzonte. È ciò che ha fatto Bernard Moitessier nel 1969, quando stava per vincere la prima regata in solitario intorno al mondo (Sunday Times Golden Globe Race). Il suo libro, La lunga rotta, non racconta una vittoria: racconta una fuga. Un rifiuto. Una scelta controcorrente. Un atto di bellezza radicale.


Un viaggio senza ritorno

Partito dall’Inghilterra con il suo ketch di 12 metri, Joshua, Moitessier circumnaviga l’Antartide in solitaria, senza scalo e senza assistenza. Quando è ormai in vantaggio su tutti gli altri concorrenti, invia con una fionda un messaggio a una nave in transito:

«Continuo, perché sono felice in mare… e forse per salvare la mia anima.»

E continua davvero. Supera il Capo Horn, anziché tornare in Europa, e prosegue verso Tahiti, abbandonando la gara. Il libro nasce durante questo secondo tratto del viaggio, scritto nel silenzio del Pacifico, sotto gli alisei, tra l’odore del sale e i pensieri che il vento porta con sé.


L’oceano come specchio interiore

La lunga rotta non è un manuale di vela, né un’epopea eroica. È un’opera filosofica, spirituale, e per certi versi anarchica. Moitessier non cerca di dominare il mare: si fonde con esso. I suoi pensieri scorrono come onde: limpidi, profondi, talvolta inquieti, con un talento narrativo inaspettato da chi non ha ricevuto un'educazione umanistica né tantomeno una formazione letteraria.

Moitessier parla della libertà come scelta esistenziale, della solitudine come ascolto radicale, dell’ecologia come stile di vita, ben prima che queste parole diventassero slogan. C’è il rifiuto del consumismo, dell’ipercompetizione, del tempo lineare. C’è il culto (autentico, sincero, non stereotipato) dell’essenziale, dell’arte invisibile del vivere lento.

Un libro che si legge come un mantra marino, o come una lunga lettera inviata da un esiliato volontario a chi ancora cerca, a terra, una via d’uscita dalla mediocrità.


Uno stile senza fronzoli, pieno di verità

La prosa è scarna e vibrante. Non c’è artificio, non c’è spettacolo. Ogni parola è un nodo, ogni frase è un colpo di timone. Moitessier scrive come naviga: senza tempo da perdere in manovre inutili.

La spiritualità che emerge non ha nulla di confessionale: è una forma di paganesimo marino, di buddhismo polinesiano, un’adorazione muta per la forza elementare dell’acqua e del vento. È letteratura oceanica per chi ha il coraggio di ascoltare il silenzio.


Perché leggere La lunga rotta di Bernard Moitessier

Perché oggi più che mai abbiamo bisogno di libri che non ci intrattengano, ma ci trasformino. Moitessier non cerca lettori: cerca complici. A chi naviga fuori rotta, a chi rifugge le mappe già tracciate, a chi rifugge intimamente e realmente il conformismo, La lunga rotta offre una bussola spirituale.

Se amate il mare, i pensieri lunghi, la scrittura come un autentico atto politico e poetico, questo libro è la vostra deriva necessaria.

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