Ultima visita: gennaio 2025
Mio giudizio: 5/10
Durata della visita: da 1 a 2 ore
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Il Solomon R. Guggenheim Museum di New York è spesso celebrato come una delle istituzioni artistiche più prestigiose al mondo, un faro per l'arte moderna e contemporanea.
Il nome Guggenheim è un'istituzione nel mondo dell'arte moderna, e per l'edificio newyorkese la parola "iconico", una volta tanto, non è usata a sproposito.
Tuttavia, la mia recente visita mi ha lasciato piuttosto deluso: al di là della spettacolarità architettonica dell'edificio di Frank Lloyd Wright, la collezione permanente del Guggenheim non è all'altezza della fama del museo. Un'affermazione che potrebbe sembrare provocatoria, ma che trova fondamento in un'analisi attenta della qualità e della selezione delle opere esposte.
Una collezione che non convince
Il cuore della mia critica risiede nella collezione permanente del museo, che si rivela decisamente deludente rispetto alle aspettative. Sebbene il Guggenheim possieda ovviamente qualche opera di pregio, tra cui dipinti di Mondrian, Picasso, Kandinsky, Picabia, la stragrande maggioranza delle opere esposte proviene da artisti e movimenti di secondo piano, in particolare legati all'Orfismo e ad altre correnti meno incisive della modernità. Il visitatore che acceda al celebre museo pensando di trovare una selezione di grandi opere di arte moderna resterà un po' deluso.
L'orfismo, nato come un'estensione del cubismo con una particolare attenzione per il colore e il dinamismo, ha avuto un ruolo marginale nella storia dell'arte. Artisti come Robert Delaunay e sua moglie Sonia sono figure di un certo interesse, difficilmente possono competere con i grandi nomi dell'avanguardia europea e le loro opere rappresentano il nucleo principale della collezione permanente del museo. Il Guggenheim nella sua sede attuale, infatti, è stato inaugurato nel 1959 per ospitare la collezione, già esistente, di Solomon Guggenheim; questa collezione era rappresentata da opere, a mio giudizio, di secondo piano e, apparentemente, l'allestimento attuale riflette la necessità di esporre proprio quelle opere; in seguito il museo ha ampliato la propria collezione acquistando anche opere di maggior valore, che sono ora esposte in un'ala laterale del museo e comunque in minor numero rispetto alla collezione originaria.
La selezione delle opere: tra lacune ed eccessi
Se si confronta il Guggenheim con istituzioni come il MoMA o la Tate Gallery, il divario qualitativo è piuttosto evidente. Il Museum of Modern Art, per esempio, vanta una collezione di capolavori assoluti che spaziano dal cubismo al surrealismo, dall'espressionismo astratto alla pop art, senza cadere in una selezione dispersiva o di ripiego. Il Guggenheim, al contrario, sembra aver costruito la propria identità più su un'idea collezionistica privata, quella di Solomon Guggenheim e della sua consigliera artistica Hilla Rebay, che su una visione curatoriale coerente e incisiva.
Vi sono, senza dubbio, opere notevoli: alcuni Mondrian esemplificano con rigore il suo passaggio dall'arte figurativa al neoplasticismo fino all'astrazione pura; i pochi Picasso presenti, sebbene non tra i suoi lavori più celebri, mostrano il genio dell'artista spagnolo in modo frammentario ma comunque interessante. Tuttavia, questi momenti di eccellenza non bastano a colmare un vuoto evidente: l'assenza di una selezione che restituisca il vero spessore della rivoluzione artistica del XX secolo.
Frank Lloyd Wright: il vero protagonista
Alla fine della visita, il pensiero ricorrente non è rivolto a un'opera in particolare, ma all'edificio stesso. Qui sta il paradosso del Guggenheim Museum: l'elemento più memorabile non è il contenuto, ma il contenitore. Il progetto di Frank Lloyd Wright, completato nel 1959, è una delle più straordinarie creazioni architettoniche del XX secolo, un'opera che sfida il concetto stesso di museo tradizionale.
La struttura a spirale, con la sua rampa elicoidale che accompagna il visitatore lungo un percorso continuo, è un'innovazione radicale rispetto alla consueta distribuzione a sale. La luce naturale che filtra dalla cupola centrale crea un'atmosfera unica, e la fluidità dello spazio permette una fruizione dell'arte più dinamica rispetto ai canoni tradizionali. Wright ha concepito un museo che non si limita a ospitare l'arte, ma che diventa esso stesso un'opera d'arte, un'esperienza estetica totale.
Eppure, proprio questa eccellenza architettonica finisce per mettere in ombra la collezione. Se si pensa ai grandi musei del mondo, come il Louvre, il Prado o la National Gallery, l'attenzione è inevitabilmente catalizzata dalle opere esposte. Al Guggenheim, invece, il rischio è che il visitatore trascorra più tempo a contemplare la struttura del museo che i dipinti sulle pareti.
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Una visita che lascia perplessi
In definitiva, il Guggenheim Museum è una destinazione imprescindibile per chi visita New York, ma non per le ragioni che ci si aspetterebbe. L'esperienza è senza dubbio affascinante, ma più per la struttura che per il contenuto. Chi si aspetta di trovarsi di fronte a una collezione in grado di competere con le altre grandi istituzioni della città, o con i grandi musei mondiali di arte moderna, resterà deluso.
Questo non significa che il museo sia privo di valore: il Guggenheim rimane una testimonianza unica della visione di Wright e un punto di riferimento per le mostre temporanee, spesso più interessanti della collezione permanente. Tuttavia, per chi ha già visitato altri musei d'arte moderna e si aspetta un'esperienza analoga, il confronto non regge.
In sintesi, il Guggenheim Museum è un'opera architettonica straordinaria che merita di essere vista, ma che dal punto di vista dell'offerta artistica non riesce a reggere il confronto con le aspettative di un pubblico esperto. Un luogo affascinante, ma non il tempio dell'arte moderna che molti si aspettano di trovare.
Due consigli pratici
Una volta superati i controlli di sicurezza, prendere l'ascensore e salire all'ultimo piano e visitare il museo discendendo la spirale; in questo modo non solo il percorso è meno faticoso (il che può aiutare se avete nelle gambe decine di chilometri percorsi in giorni di visita a New York) ma si procederà anche in senso contrario al flusso prevalente di visitatori il che vi consentirà, tra le altre cose, di essere meno vincolati al ritmo delle visite guidate che affollano alcune opere.
Se, come me, uscirete dal Guggenheim delusi nelle vostre aspettative, è sufficiente percorrere pochi metri per trovare la Neue Galerie, che al contrario vi sorprenderà in senso positivo con una selezione superlativa di opere del primo novecento viennese, a cominciare dal ritratto di Adele Bloch Bauer di Gustav Klimt.
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