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Immagine del redattoreThe Introvert Traveler

Immersioni alle Brothers Islands, Mar Rosso

Aggiornamento: 27 set

Il brontolio costante del motore diesel è il sogno del lettore introverso. Non importa quanto gli altri siano chiassosi, tutto viene soffocato nel mugugnio sordo e gutturale che batte al ritmo d 2/2 sull'ottava più bassa di un contrabbasso. In mare aperto, con l'onda lunga, il rumore del motore si traduce in un'esperienza sinestetica quando la barca comincia a beccheggiare all'unisono con il battito dei cilindri e dopo un po' di ore ci si ritrova ad assecondare con la testa in un gesto di perenne assenso il movimento della nave e il battito del motore.



Dopo ore di navigazione notturna, questa esperienza sinestetica è entrata sotto la pelle, al punto che quasi ti coglie un senso di vertigine quando immediatamente viene spento il motore e in un attimo capisci di essere giunto a destinazione; allora fai un balzo sulla cuccetta per guardare fuori dall'oblò e scorgi gli zodiac che guizzano verso la scogliera trainando le potenti cime d'ormeggio e davanti a te si staglia l'inconfondibile profilo del reef, spoglio e arso, contrassegnato dal faro che periodicamente compare sulle riviste di subacquea come una delle mete più ambite al mondo.



È così ha inizio... il tuffo nel mondo del diving serio. La prima immersione è alle 7 del mattino e durante il briefing ci ammoniscono subito: c’è forte corrente, e Ashraf non riesce a trattenere un moto di entusiasmo nel raccontare che la cima con il peso gettata dalla barca per indicare ai diver sott’acqua la posizione tra le numerose barche è stata risputata in superficie dal mare in segno di sfida; a partire da ora tutte le immersioni saranno dallo Zodiac e lo sguardo corre con non poca apprensione alla poppa, dove onde di due metri fanno beccheggiare sensibilmente le decine di tonnellate della Blue Horizon. Salire sullo Zodiac con tutta l’attrezzatura addosso è reso possibile solo dalla maestria del personale di bordo, che riesce ad accompagnare un bolso occidentale di mezza età su una camera d’aria in preda agli elementi con leggerezza facendo sembrare il quintale di pigrizia una piuma che volteggia nel vento. Altrettanta è la maestria dei piloti dei gommoni che dirigono lo Zodiac tra le onde con la apparente noncuranza di chi lo fa da una vita; la mia compagna mi fissa con lo sguardo vitreo di un marine pronto a sbarcare a Omaha beach, digrignando i denti, ma io sono irresposnabilemte entusiasta nell’assistere allo spettacolo di queste imponenti onde oceaniche che flettono i muscoli senza mostrare intenzioni aggressive. La guardo negli occhi e vi leggo "dove cazzo mi hai portata" e lei guardandomi negli occhi legge "A Brothers!!". Ed è il momento della entrata in assetto negativo, la prima. Durante il corso ce l'hanno spiegata più o meno così "beh sì, è quell'ingresso in acqua che si fa con il GAV sgonfio in modo da colare subito a picco come un piombo", ma non l'abbiamo mai provata e viene da chiedersi se saremo in grado di farla correttamente; lo scopo è, appunto, fare in modo che tutti i subacquei sul gommone, contemporaneamente, entrino in acqua e in un paio di secondi si trovino a 5 metri di profondità, a distanza di sicurezza dall'elica del motore del gommone che in questo modo può subito dare gas e allontarsi dalla scogliera; la manovra però presuppone alcune condizioni di buona esecuzione; innanzitutto bisogna che la "pesata", ovvero il calcolo dei pesi, sia ottimale; in caso contrario il subacqueo tenderà a galleggiare troppo e farà molta fatica a vincere la spinta verso l'alto che proprio nei primi metri sotto alla superficie è maggiore; poi bisogna che il GAV sia stato svuotato a perfezione, perché basta un nulla d'aria all'interno del GAV per esaltarne la galleggiabilità; infine bisogna che il subacqueo, una volta entrato in acqua con la capovolta all'indietro, non perda l'orientamente e trovi senza esitazione la direzione verso il basso iniziando a pinneggiare verso l'abisso; se tutto ciò non viene eseguito correttamente, c'è il rischio che il subacqueo non riesca ad immergersi e si trovi a galleggiare dove non dovrebbe, ovvero vicino all'elica del gommone che ruota vorticosamente per non farsi spingere dai marosi sulla scogliera.

La domanda "sarò in grado di fare un'entrata in assetto negativo" quindi, è qualcosa di più di un'ansia da prestazione o di una domanda retorica.

Aggiungiamo le condizioni di forte corrente che ci sono state descritte e ce n'è abbastanza per sentirsi come dei Navy Seals pronti ad andare in missione.

Il pilota del gommone solleva la mano con tre dita esposte e urla "ready!! 3, 2, 1, go!!" e un secondo dopo sono a testa in giù a pinneggiare verso l’abisso e si, sto riuscendo a scendere grazie a dio. Tutti i sensi sono tesi, pronti a cogliere i primi segni di questa famigerata corrente, che può deviarti e trascinarti in alto mare o scaraventarti contro la scogliera, ma no, giunti a dieci metri di profondità, dove la corrente superficiale si fa meno forte, è tutto tranquillo.

E allora puoi rilassarti un attimo, sgranare gli occhi ed ammirare ciò che hai davanti e per cui hai affrontato questo viaggio. L’immersione a Brothers è decisamente suggestiva; da un lato si ha l’alta parete che è ricoperta di corallo fin dove l’occhio si perde nell’abisso e dove è ricchissima tutta la fauna tipica del Mar Rosso, dai pesci Napoleone ai tonni, ai pesci pipistrello, ma basta girarsi di 180 gradi ed ecco il grande blu, di una tonalità profonda, uniforme e intensa che dilata le pupille; è da lì che ci si aspetta di veder comparire i grandi oceanici e proprio mentre sto fermo a fluttuare nel blu, ammirando la bellezza intatta, vedo una sagoma dirigersi verso di me, inizialmente indistinta e poi via via sempre più definita; è un barracuda gigante che viene proprio verso di me, si ferma a due metri di distanza scrutandomi con quel suo grugno da villain della Hollywood degli anni '40 e poi, non giudicandomi degno della sua attenzione, si allontana con malcelato disprezzo. L'immagine di quel magnifico predatore su quel formidabile sfondo blu è oggi stampata in formato A3 tra le mie foto preferite e il ricordo di quel momento è un'emozione che mi porterò dentro per sempre. Qualche giorno dopo, all'ancora in un mare placido, ammirerò con stupore, nell'acqua sottostante alla Blue Horizon, illuminata dalle luci di posizione, i barracuda cacciare come saette subacquee.



A Brothers faremo 3 immersioni, la prima sul lato est in direzione sud, dove gli Zodiac venivano a raccoglierci per riportarci alla Blue Horizon; la seconda, una drift dive sul lato ovest, dove la corrente si faceva sì sentire, ma senza essere preoccupante; la terza nuovamente sul lato est, senza però rivivere le emozioni della prima immersione.

La seconda immersione, invece, come la prima, è stata con ingresso in assetto negativo, ma se la prima, al dissolversi delle bolle, dispiegava davanti agli occhi il grande blu dell’abisso, la seconda allo spalancarsi del sipario scaraventava lo spettatore in un tripudio di vita e colore; decine di specie tropicali, lì a pochi centimetri, indifferenti alla presenza del subacqueo; non si faceva in tempo a prendere cognizione della propria posizione e ci si trovava a nuotare letteralmente in mezzo, quasi dovendoli scostare, a pesci flauto, pesci balestra, pesci farfalla e ogni altra specie che un mare tropicale offre nel proprio menu. La sensazione era letteralmente di essere scaraventati in un'esplosione di vita, a cui non si poteva fare altro che arrendersi lasciandosi trascinare dalla corrente.

E così è passata la prima giornata. In un solo giorno ho fatto due immersioni in assetto negativo, una risalita sulla barca trascinandomi con una mano lungo una cima in preda alla corrente, e due risalite sullo Zodiac sballottato dalle onde. Sono veramente io? Se solo mia madre mi vedesse...

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