Lo squalo wobbegong: il puccioso maestro del mimetismo dei mari papuani
- The Introvert Traveler
- 23 lug
- Tempo di lettura: 5 min

Uno dei viaggi più straordinari che abbia fatto in vita mia l'ho fatto a Raja Ampat, nella Papua Occidentale, dove ho dedicato una settimana a fare immersioni nel più straordinario ambiente sottomarino che abbia mai visto; i fondali di Raja Ampat sono un prodigio ecologico che pullula di migliaia di forme di vita tra le più bizzarre e inaspettate; Raja Ampat sembra un vero e proprio laboratorio biologico dei primordi dove madre natura si è messa a osare l'impensabile dando vita ai test di laboratorio e ai prototipi più imprevedibili.
Tra questi animali imprevedibili, incredibili, improbabili, c'è sicuramente lo squalo wobbegong, che può essere ammirato a Raja Ampat e in pochissimi altri posti al mondo; l'avvistamento del wobbegong a Raja Ampat è un evento frequentissimo al punto che, nella mia settimana passata in Papua Occidentale, avevo quasi finito per darlo per scontato, non apprezzando fino in fondo la fortuna che avevo nel poter ammirare con i miei occhi un animale così straordinario.
Ecco qua, quindi, un po' di dati e notizie su questa meraviglia della natura.
Tassonomia e classificazione
Il termine wobbegong identifica un gruppo di squali appartenenti alla famiglia Orectolobidae, ordine Orectolobiformes (lo stesso del più celebre squalo balena). La famiglia Orectolobidae comprende circa 12 specie suddivise in tre generi principali: Orectolobus, Eucrossorhinus e Sutorectus. Tra le specie più note possiamo citare Orectolobus maculatus (wobbegong maculato), Orectolobus ornatus (wobbegong ornato) e Orectolobus halei (grande wobbegong). Il nome “wobbegong” deriva probabilmente da un termine aborigeno australiano che significa “barba irsuta”, un chiaro riferimento alla caratteristica morfologia della testa.
Distribuzione e habitat
I wobbegong sono tipici dell’Indo-Pacifico occidentale, con la massima concentrazione lungo le coste dell’Australia, della Papua Nuova Guinea e dell’Indonesia. Alcune specie, come O. japonicus, si spingono fino al Giappone. Abitano fondali rocciosi, barriere coralline e praterie di posidonia, a profondità generalmente comprese tra 0 e 100 metri, ma occasionalmente possono essere osservati fino a 200 metri. Prediligono aree con strutture complesse che favoriscono il mimetismo e offrono riparo sia dai predatori sia dalle correnti.
Caratteristiche morfologiche
Il wobbegong si distingue per il corpo appiattito, la testa larga e il profilo fortemente depresso, adattamenti tipici degli squali bentonici. La lunghezza varia da 1 a 3 metri a seconda della specie (O. halei raggiunge i 3 metri). La livrea è straordinariamente complessa, costituita da motivi reticolari, macchie e anelli che imitano alla perfezione i fondali corallini e rocciosi. Gli occhi sono piccoli e posti dorsalmente; le pinne pettorali e pelviche sono ampie e arrotondate. La dentatura è formata da piccoli denti aguzzi, adatti a trattenere prede scivolose come pesci ossei e cefalopodi.
Le frange dermiche: un capolavoro evolutivo
Una delle peculiarità più affascinanti dei wobbegong è rappresentata dalle frange dermiche che circondano la regione periorale e talvolta si estendono ai margini del capo. Si tratta di appendici cutanee filamentose, altamente ramificate, che hanno funzioni molteplici:
Mimetismo: contribuiscono a spezzare il profilo dello squalo, rendendolo praticamente invisibile tra rocce e coralli.
Funzione sensoriale: ospitano papille sensoriali che migliorano la percezione di vibrazioni e movimenti dell’acqua.
Attiramento delle prede: il loro aspetto filamentoso può indurre piccoli pesci e invertebrati ad avvicinarsi, scambiandole per alghe o vermi, facilitando l’attacco fulmineo dello squalo.

Queste frange (ben visibili in questo primo piano che ho scattato a Raja Ampat a pochi centimetri dalla bocca di un wobbegong che ha tollerato con lodevole pazienza la mia inopportuna invadenza) rappresentano un raro caso di convergenza funzionale tra pesci cartilaginei e alcuni pesci ossei bentonici (come certe specie di scorfano); ma questa forma di adattamento non è condivisa dal wobbegong solo con alcuni pesci bentonici ma anche con altre specie che vivono in ambienti del tutto diversi da quello del wobbegong; ed è proprio questo l'aspetto che mi affascina di più. Frange dermiche del tutto identiche, infatti, possono essere trovate anche nei pesci della famiglia delle Lophiidae (tipicamente la Rana Pescatrice); questo è un fatto affascinante perchè le Lophiidae, sul piano evolutivo sono abbastanza distanti dagli elasmobranchi, ma... superficialmente si potrebbe dire "sono sempre pesci predatori, condividono lo stesso ambiente, non è così stupefacente che abbiano sviluppato soluzioni evolutive affini"; tuttavia ciò che mi stupisce è che soluzioni apparentemente identiche si sono sviluppate anche sulla terra per funzioni sostanzialmente differenti; mi riferisco in particolare all'Uroplatus sikorae, un geco endemico del Madagascar che del tutto indifferente al calcolo della probabilità e a esigenze di verosimiglianza, esibisce su tutto il corpo frange dermiche pressoché identiche a quelle del wobbegong e della rana pescatrice (le foto che seguono sono di proprietà di Lindsie Nicole, di https://www.monaconatureencyclopedia.com, non so chi siano gli autori delle due foto del geco).
Ebbene? Niente di particolare, solo che la natura non smette mai di sorprendermi.
Disclaimer: non sono un esperto di evoluzione né di biologia marina, può essere che le frange dermiche del geco siano una cosa completamente diversa da quelle del wobbegong, può darsi che questa particolarità sia presente anche in altre specie, mi limito a segnalare fatti che ritengo sorprendenti e a condividere lo stato delle mie conoscenze e la mia meraviglia per la natura.
Ecologia e comportamento
Il wobbegong è un predatore imboscato: trascorre la maggior parte del tempo immobile sul fondo, attendendo che la preda si avvicini. È prevalentemente notturno e presenta un comportamento sedentario, sebbene possa spostarsi su distanze moderate per cercare nuovi siti di caccia. La dieta è composta da pesci ossei, crostacei e cefalopodi. La riproduzione è ovovivipara, con cucciolate che possono raggiungere anche i 20 piccoli, già perfettamente formati alla nascita.
Nella mia modestissima esperienza il wobbegong è un animale estremamente mansueto; in più occasioni mi sono avvicinato a pochissimi centimetri per scattare delle foto senza che il wobbegong manifestasse la minima impazienza; probabilmente sono stato indotto a questo comportamento (con il senno di poi non correttissimo) dalla familiarità che le guide locali manifestavano con questi animali; in seguito, studiando, ho appreso che sono stati registrati più casi di morsi di wobbegong a subacquei invadenti; il morso del wobbegong, anche se non minimamente paragonabile a quello di altri squali, è decisamente fastidioso, in particolare perché il wobbegong, una volta morsa la presa, ha l'attitudine a non mollare in nessuna circostanza, potendo provocare anche fratture di mani o avambracci; meglio quindi adottare più prudenza di quanto non abbia fatto io...
Perché il wobbegong è un grandissimo figo
Lo squalo wobbegong non è solo un prodigio dell’evoluzione: è anche un concentrato di stile e strategia. Immagina un predatore che non spreca energie inseguendo le prede, ma trasforma se stesso in un pezzo di fondale marino, una vera e propria trappola vivente. Il wobbegong non ha bisogno di velocità da jet né di mascelle titaniche: la sua arma è l’invisibilità. E che dire delle sue frange? Sono il massimo della raffinatezza biologica: estetiche, funzionali, e letali (per chi si avvicina troppo). Insomma, il wobbegong ci ricorda che la natura non premia solo la forza bruta o la velocità, ma anche l’ingegno e l’adattamento perfetto. E c’è di più: è un animale pacifico verso l’uomo (se non lo si molesta) e un simbolo della biodiversità marina del sud est dell'ocano indiano, degno di rispetto e ammirazione.
Conclusione
Il wobbegong è un esempio perfetto di come l’evoluzione possa generare forme di vita straordinarie, perfettamente integrate nel proprio ambiente. Con il suo mimetismo, le frange dermiche e le abitudini predatorie specializzate, rappresenta un caso di studio affascinante per gli appassionati di biologia marina.
Qui sotto, a completamento del corredo grafico, alcuni video che ho girato in Papua; lo so, fanno abbastanza schifo, ma con una macchina compatta a 30 metri di profondità, in scarse condizioni di luce, non sono riuscito a fare di meglio.
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