top of page

Lo Studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino: un compendio di intelligenza e meraviglia lignea

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 6 set
  • Tempo di lettura: 6 min

ree


Ultima visita: marzo 2019

Dove: Palazzo Ducale di Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

Durata della visita: 10 minuti per lo studiolo, circa 2 ore per il museo

Mio giudizio: 10/10


La città di Urbino, sospesa tra le colline marchigiane e la memoria luminosa del Rinascimento, occupa un posto singolare nella storia italiana. Se Firenze fu la fucina delle arti e Venezia il crocevia del commercio, Urbino si distinse come officina di una raffinata sintesi tra cultura umanistica e disciplina militare, capace di generare una corte d’élite che divenne modello per l’Europa.

Federico da Montefeltro, duca di Urbino (1422-1482), fu l’artefice di questa “Atene delle Marche”: condottiero abilissimo, principe illuminato e mecenate di eccezionale lungimiranza, uomo di cultura e politico astuto, Federico era uno di quegli uomini di cui si sembra essere persa la capacità di produzione nel corso dei secoli tanti erano i talenti e le eclettiche capacità, anche al netto di un necessario scetticismo; un uomo di una cazzutaggine tale da far impallidire Federico II Gonzaga; un concentrato di testosterone e sinapsi paragonabile solo alla sintesi di femminilità e materia grigia che è stata Hedy Lamarr; virile come Dutch Schaefer in Predator, dotto come Umberto Eco. Nel corso di un'esercitazione marziale una lancia gli trapassò l'elmo e perse un occhio e parte del naso, ma lui risolse l'infortunio facendosi semplicemente ritrarre solo dal profilo sinistro; nel 1477, visitando un castello a San Marino, mette il piede su un'asse di legno inferma e precipita da 9 braccia di altezza (circa 5 metri), restando zoppo a vita, ma vivo: il duca era duro a morire.

E' dunque inevitabile che sotto il dominio di questo straordinario uomo la sua città sia divenuta, tra le altre cose, un centro di studi, di arte e di architettura. Alla sua corte transitarono artisti come Piero della Francesca, architetti come Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini, matematici come Luca Pacioli e letterati come Vespasiano da Bisticci, in un clima in cui il potere si specchiava nella cultura; è a Urbino che, appena dopo la morte di Federico nascerà e si formerà Raffaello Sanzio.


Ovviamente, questa piccola Atene del Centro Italia, aveva bisogno di un palazzo che desse lustro al ducato e fungesse anche da manifesto politico per il condottiero umanista; così durante tutto il periodo della propria permanenza al potere, il duca diede impulso alla costruzione della sede del suo potere, un palazzo immenso che fosse al contempo luogo di esercizio della politica, abitazione di un principe, scrigno di tesori d'arte, e lode pubblica al mecenate.




Lo Studiolo

Fra le meraviglie volute da Federico per decorare il suo palazzo, lo Studiolo rappresenta un apice assoluto; si tratta di un piccolo ambiente dedicato allo studio umanistico di cui il duca era appassionato, le cui pareti sono interamente decorate in tarsie lignee.



ree

L’arte della tarsia lignea, già attestata in Italia nel Trecento e sviluppatasi nel Quattrocento fino a raggiungere livelli tecnici e artistici straordinari, trova qui una delle sue massime espressioni. La tarsia è una tecnica di intarsio che prevede l’accostamento di legni di essenze diverse, tagliati e incastrati con precisione millimetrica, per comporre disegni, prospettive e figure. Attraverso sottili variazioni di tonalità — ottenute con essenze naturali, trattamenti termici o bagni chimici — gli intarsiatori riuscivano a creare effetti di profondità e di luce, generando vere e proprie illusioni ottiche. Nel Quattrocento, questa tecnica, praticata da maestri come Giuliano da Maiano o Baccio Pontelli, diventò un linguaggio di prestigio, simbolo della sapienza e del gusto del committente. Se non avete mai visto dal vivo un'opera in tarsia non potende comprendere il virtuosismo pittorico con cui gli artigiani rinascimentali riuscivano a plasmare il legno trasformandone la lavorazione in una vera e propria arte figurativa.


Il piccolo ambiente (poco più di 3 metri per lato), situato nel mezzo tra le zone pubbliche e gli appartamenti privati del duca, è la sintesi formale e sostanziale delle virtù del duca, dalle arti militari, alla sapienza umanistica, dal credo religioso; si ritiene che la costruzione dello studiolo abbia avuto inizio nel 1474 (annus mirabilis in cui Federico realizzo un triplete che José Mourinho lévati: titolo di duca da Papa Sisto IV, nomina a cavaliere dell'ordine dell'Ermellino dal re di Napoli e, rullo di tamburi, aggregazione all'ordine della Giarrettiera dal re d'Inghilterra Edoardo IV), mentre è certa l'ultimazione nel 1476, come attestato dall'iscrizione nello stesso studiolo. Per la progettazione e la realizzazione dello studiolo, Federico poteva fare affidamento su un vero e proprio dream team di architetti, matematici, intellettuali, scultori, artisti che concentrassero le proprie arti in questa sintesi del sapere umano; considerato il rigore stilistico del disegno, si sono ipotizzati per la progettazione i nomi di Bramante, Francesco di Giorgio Martini, Piero della Francesca (che realizzò un celebre ritratto di Federico oggi agli Uffizi), mentre per quanto riguarda la realizzazione la critica tende a convergere sul nome di Bendetto da Maiano (considerata l'affinità con le tarsie della sacrestia della cattedrale di Firenze); ancor più concorde la critica è nell'attribuire a Botticelli il disegno delle figure; indubbiamente nello studiolo di Federico sono state trasfuse tutte le più avanzate conoscenze sullo studio della prospettiva che già da qualche decennio si stavano affermando a Firenze rivoluzionando la storia dell'arte; Federico, dunque, si dimostra anche qui un committente all'avanguardia, aggiornato sulle più recenti evoluzioni degli studi umanistici.


ree

Lo studiolo di Federico si apre come uno scrigno ligneo, un microcosmo di intelletto e virtù. Le pareti sono rivestite da tarsie che simulano armadi aperti, scaffali, sportelli spalancati su strumenti di musica, armi, libri, strumenti scientifici, e oggetti preziosi: una summa figurata delle arti liberali, delle scienze e delle virtù che Federico amava coltivare ma anche un manifesto filosofico neoplatonico raffigurante l'armonia universale che ispirava il neoplatonismo, tramite lo studio delle arti. Su un piano più sostanziale l'evocazione degli strumenti propri delle varie arti rappresenta anche la professione di un monito morale: "per aspera ad astra", come iscritto sulle stesse pareti dello studiolo; infine, come è ovvio, l'esibizione degli strumenti della cultura ha anche una funzione celebrativa delle doti del duca (che verosimilmente era affetto da una forte autostima e in questo modo lusingava anche il proprio ego); e se durante l'otium il duca si dilettava di musica, arte, letteratura, filosofia, teologia, musica, astronomia, matematica, non mancano le raffigurazioni di armi, per ricordare che durante il negotium il duca era soldato di ventura al servizio della Chiesa. Non mancano poi numerose figure con funzione allegorica e araldica, come lo scoiattolo, il cesto di frutta, l'ermellino ecc.


La prospettiva centrale è rigorosa, frutto di un sapere geometrico che traduce l’architettura in illusione, mentre i dettagli — chiavi appese, liuti, clessidre, astrolabi, tavolette cerate — vibrano di una verosimiglianza quasi fiamminga. Il virtuosismo tecnico è tale da trasformare la tarsia in pittura lignea: non si percepisce l’accostamento dei pezzi, ma solo l’effetto complessivo, perfetto e nitido. In questo ambiente raccolto, l’assenza di figure umane sottolinea il carattere introspettivo e meditativo dello spazio, pensato non per l’ostentazione pubblica, ma per il dialogo silenzioso tra il duca e il proprio sapere.


Il restauro

Nel maggio del 2025, lo Studiolo del Duca al Palazzo Ducale di Urbino ha riaperto al pubblico dopo un imponente intervento, frutto di due anni di ricerche archivistiche e sette mesi di lavoro restaurativo e museografico. Dal 4 novembre 2024, quando l’ambiente fu temporaneamente chiuso, fino al 30 maggio 2025, l’intervento ha interessato l’intero Appartamento del Duca con l’obiettivo di restituire un assetto il più possibile fedele all’aspetto quattrocentesco originale, eliminando le superfetazioni ottocentesche e restituendo l’unitarietà visiva originaria.

Il cuore del restauro è stata la rimozione completa delle tarsie lignee: pannelli e soffitto a cassettoni sono stati smontati, sottoposti a trattamento in anossia per eliminare i parassiti xilofagi, quindi rimontati con cura filologica. I colori lignei originali sono emersi con maggiore brillantezza e le superfici ora dialogano armonicamente con il ciclo dei 28 ritratti degli Uomini Illustri, di cui 14 originali custoditi a Urbino e 14 riproduzioni ad altissima definizione, realizzate in collaborazione con il Louvre per ricostruire l’impianto iconografico integrale ideato da Federico da Montefeltro.



Lo studiolo di Gubbio al MET

Lo studiolo di Urbino ha, o meglio aveva, un cugino di primo grado, se non un fratello: si tratta dello "studiolo di Gubbio" la cui triste vicenda che lo ha visto finire al Metropolitan Museum di New York ho già commentato in altro post.


Lo studiolo di Urbino non è soltanto un capolavoro artigianale, ma anche un manifesto politico e intellettuale: esso riflette l’ideale dell’uomo di governo rinascimentale, colto e virtuoso, per il quale l’arte e la scienza sono strumenti di dominio, non meno delle armi. Ancora oggi, osservandone le tarsie, si avverte la prodigiosa sintesi tra matematica, arte e filosofia, quella stessa che rese la corte urbinate una delle vette insuperate del Rinascimento europeo.





Commenti


Iscriviti qui per ricevere i miei ultimi post

Grazie per l'invio!

© 2021 di The IntroverTraveler.com

  • Instagram
  • Facebook
  • Pinterest Icon sociale
bottom of page