Roma, il Vaticano, Piazza San Pietro e l'Angelus
- The Introvert Traveler
- 10 mag
- Tempo di lettura: 4 min

Data della visita: novembre 2024
Durata della visita: 4 ore (inclusa la visita a San Pietro)
Mio giudizio: agnostico
Partecipare all’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro (uno degli ultimi di Bergoglio, a novembre 2024) non è soltanto un’esperienza religiosa: è una coreografia perfetta di architettura barocca, teatro liturgico e umanità varia che si riversa come un fiume nella grande ellisse disegnata da Gian Lorenzo Bernini. Una mattinata all’Angelus non comincia all’apparizione del Pontefice: comincia molto prima, tra controlli, attese e un lento ma inesorabile flusso di corpi e intenzioni.

Accesso e misure di sicurezza per l'Angelus a Piazza San Pietro
L’accesso a Piazza San Pietro è vigilato come un aeroporto in tempo di allerta massima. I varchi si aprono generalmente attorno alle 7:30, anche se l’Angelus si tiene a mezzogiorno. Bisogna passare attraverso i metal detector, svuotare borse e zaini e pazientare sotto lo sguardo vigile dei Carabinieri e della Polizia di Stato, con qualche uniforme mimetica a ricordare che, anche qui, la fede si mescola al timore.
Una volta superati i controlli, si entra finalmente nel cuore della cristianità cattolica. Piazza San Pietro si offre come uno spettacolo teatrale all’aperto, dove ognuno cerca il proprio posto migliore, spesso in piedi per ore, altri seduti sul selciato o sui gradini.
La maestà dell'architettura
A rendere l’attesa sopportabile è la magnificenza del luogo. Il colonnato abbracciante di Bernini è forse una delle più alte forme di urbanistica simbolica mai concepite: 284 colonne e 88 pilastri che simulano le braccia della Chiesa aperte verso il mondo. Guardare verso l'alto restituisce un senso di ordine e immensità, amplificato dalla simmetria che si dispiega a 360 gradi.
La facciata della Basilica di San Pietro, con le sue gigantesche statue degli Apostoli e la poderosa cupola michelangiolesca, domina la scena. È una sinfonia di travertino e marmo che vibra sotto la luce del sole romano, screziata dai riflessi delle vesti variopinte di pellegrini, religiosi e turisti. Bramante, Michelangelo, Bernini: è come se l’intera teologia visiva della controriforma si fosse data appuntamento per spiegare il Cattolicesimo senza usare una sola parola.
Tutto è di proporzioni titaniche e pensare allo sforzo profuso nella realizzazione di questa opera, tra le più audaci dell'umanità, lascia a bocca aperta.

L’attesa per l'Angelus e i maxi schermi
L’attesa dell’Angelus è scandita da voci in molte lingue, da canti improvvisati. I maxi schermi disposti ai lati della piazza trasmettono la messa celebrata all’interno della basilica. Molti la seguono con partecipazione, altri la guardano come si guarda un reality show, in cerca dell’inquadratura perfetta del Papa.
Verso le 11:45, lo sguardo collettivo si orienta verso la finestra dell’appartamento papale, al terzo piano del Palazzo Apostolico. Poco dopo viene esposto il drappo rosso che anticipa l'apparizione del pontefice.

L’apparizione del Papa
A mezzogiorno in punto, la finestra si apre. Papa Francesco appare, saluta, sorride, alza la mano. La folla esplode in un boato che è più da concerto rock che da evento liturgico. I selfie partono in simultanea. Alcuni piangono. Quasi tutti filmano compulsivamente. Il Papa inizia il suo discorso: parole semplici di pace, giustizia sociale e fede.
Eppure, mentre lui parla, c'è chi continua a trafficare con il proprio smartphone, chi commenta ad alta voce, chi si accende una sigaretta, chi si scambia panini e bottigliette d’acqua. Una parte della folla è lì con devozione autentica, l’altra sembra partecipare a una cerimonia culturale pop più che a un atto di fede. C'è la signora con la maglietta di Hello Kitty accanto alla suora in preghiera; il gruppo scout accanto all’influencer con il treppiede.
Il variegato popolo di San Pietro
Ecco ciò che più colpisce: il mosaico umano. Filippini in gita parrocchiale, americani in pellegrinaggio, italiani venuti con il pullman della diocesi. Molti sembrano scesi da una macchina del tempo ferma agli anni '80. Altri sono avvolti in bandiere, cappelli con visiera e magliette stampate. È un microcosmo antropologico dove la religione è solo uno dei vettori d’identità.
Le Guardie Svizzere attirano sguardi e obiettivi: sembrano usciti da un film rinascimentale, con le loro alabarde e il portamento marziale. I Carabinieri osservano silenziosi, spesso immobili per ore. Ogni tanto si nota un Monsignore che attraversa la piazza di fretta, forse diretto verso un impegno più urgente della salvezza delle anime.

Conclusione dell’Angelus e ingresso nella Basilica
Il Papa termina con la formula dell’Angelus e la benedizione. Segue un altro applauso, un altro picco di flash e video. Poi la finestra si chiude e l’atmosfera si rilassa. Alcuni iniziano a defluire, altri si dirigono verso l’ingresso della Basilica, che viene aperto al pubblico poco dopo.
Il flusso è imponente ma ordinato. La navata centrale accoglie il popolo in cammino verso l’altare, la Confessione di Pietro, il baldacchino berniniano e, per i più motivati, la cupola. Dentro, si abbassa il volume del mondo. Il marmo, l’oro e il silenzio sembrano riprendersi la scena.
Una copia della Pietà Vaticana (in corso di restauro) si offre ai selfie dei turisti, che non colgono la differenza con l'originale.
Una riflessione disincantata
Eppure, nonostante tutto, nonostante la bellezza, la storia e la forza simbolica del luogo, non posso fare a meno di sentire che l’intera esperienza assomiglia più a una perfetta messinscena che a un autentico contatto con il divino. Come se ci si trovasse dentro un episodio di The Office diretto da Fellini.
La sensazione, più che mistica, è quella di assistere al funzionamento impeccabile di una colossale macchina comunicativa. Il brand "Papa Francesco" funziona a meraviglia: empatia, sorriso, semplicità costruita con cura. Ma il dubbio resta: quanto di tutto ciò è marketing ecclesiastico e quanto è fede?
Sembra di essere al centro di una campagna pubblicitaria vecchia di duemila anni, con testimonial vestiti di bianco e una fanbase transgenerazionale. In fondo, più che la presenza di Dio, in quel momento e in quel luogo si percepisce il trionfo assoluto della fede nella narrazione, e la potenza ancora intatta della più longeva operazione di branding della storia umana.
Amen. O forse: add to cart.
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