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Safari in Tanzania: Un’Esperienza Immersiva tra i Giganti della Savana

Immagine del redattore: The Introvert TravelerThe Introvert Traveler

Aggiornamento: 10 feb

Data del viaggio: Agosto 2024

Durata: una settimana

Destinazione: Tanzania

Mio giudizio: DA VEDERE



La Tanzania rappresenta una delle destinazioni più affascinanti per gli appassionati di safari. Con paesaggi che spaziano dalle pianure infinite del Serengeti ai crateri vulcanici di Ngorongoro, passando per le fitte foreste del Lake Manyara e le meraviglie del Tarangire, questo paese africano offre un'esperienza senza eguali. Trascorrere una settimana esplorando i parchi nazionali della Tanzania non è solo un viaggio, ma una profonda immersione nella natura selvaggia e incontaminata.


Come Arrivare e Burocrazia: Organizzare il Viaggio

La porta d’accesso principale per un safari in Tanzania è l'Aeroporto Internazionale del Kilimangiaro (JRO), situato tra Arusha e Moshi. Da qui, è possibile raggiungere Arusha, il punto di partenza per la maggior parte dei safari nel circuito settentrionale. Un'alternativa è l'Aeroporto di Dar es Salaam, con voli interni per Arusha o Lake Manyara. Una terza alternativa, di cui mi sono avvalso, è volare su Nairobi per poi raggiungere la Tanzania via terra; in questo caso è necessario procurarsi in anticipo un visto di transito per il Kenya.

Dal punto di vista burocratico, per entrare in Tanzania è necessario un visto turistico, ottenibile online prima della partenza o direttamente all’aeroporto (eVisa o Visa on Arrival). Il passaporto deve avere almeno sei mesi di validità residua. È consigliata una copertura assicurativa che includa evacuazione sanitaria e copertura medica per malattie tropicali.


Per l'organizzazione di tutto il viaggio mi sono avvalso di Ozon Light Tours, un'agenzia di Arusha specializzata nell'organizzazione di safari; normalmente sono solito organizzare integralmente in proprio i miei viaggi, ma in questo caso non mi è sembrato opportuno; l'organizzazione di Ozon è stata impeccabile; si sono occupati di prelevarmi dall'aeroporto di Nairobi, in Kenya, curare il passaggio del confine con la Tanzania e portarmi fino ad Arusha; lì sono stato accolto da Augustino, una premuorsa guida e autista che si è preso cura di me e mia moglie per tutta la settimana, mantenendo sempre il contegno di un perfetto gentiluomo; Augustino è stato eccezionale sia nel farci godere al pieno il nostro safari, sia nell'illustrarci ogni animale che incontravamo, guidando per giornate intere in condizioni spesso disagevoli. Durante la traversata per raggiungere il Serengeti la nostra Toyota Land Cruiser ha rotto una sospensione; Augustino ha fatto in modo che un altro autista di passaggio ci accompagnasse fino al campo, si è infilato sotto l'auto a lavorare alla sospensione scacciando di tanto in tanto qualche iena e qualche leone e si è presentato puntuale alla nostra tenda la mattina successiva per accompagnarci regolarmente attraverso il Serengeti.

Nella pianificazione del viaggio Ozon Light si è conformata alle nostre esigenze di budget organizzando, credo, il viaggio migliore che si potesse avere per la nostra capacità di spesa.

Tipicamente, le agenzie che organizzano safari, offrono una scelta tra tre categorie di viaggio: low budget, mid range e luxury. I prezzi variano, all'incirca, dai 150 dollari a persona al giorno per il low budget, fino a 1.500 per il luxury. A questi bisogna aggiungere la mancia per la guida, orientativamente 10 dollari al giorno per persona.

I dollari americani sono universalmente accettati, per cui non è strettamente necessario dotarsi della moneta locale. In generale sono accettati anche gli euro, anche se occasionalmente potreste incontrare qualche difficoltà.

I pranzi vengono organizzati dall'agenzia, e sono preparati, volta per volta, dalla struttura in cui si pernotta per il giorno successivo e portati a bordo in una lunch box; gli ingredienti principali, su cui ogni cuoco inventa le proprie variazioni, sono il riso e il pollo.


Connettività

Per il mio viaggio in Tanzania mi sono avvalso di Airalo; la connessione è stata ottima anche all'interno di tutti i parchi; chi volesse provarlo può utilizzare il mio codice di referral (THEINT2929) per avere uno sconto di benvenuto.


Clima e Periodo Migliore per un Safari in Tanzania

Il clima tanzaniano è influenzato dalla sua posizione equatoriale, con due stagioni delle piogge: la stagione lunga (da marzo a maggio) e quella breve (novembre e dicembre). Per un safari ottimale, i periodi migliori sono:

  • Stagione secca (giugno-ottobre): Clima fresco e secco, ideale per avvistamenti grazie alla scarsità d’acqua che concentra la fauna nei pressi delle pozze. L'erba bassa rende gli avvistamenti molto più facili.

  • Gennaio-febbraio: Ottimo periodo per assistere alla migrazione degli gnu nel Serengeti meridionale (vedi mappa qui sotto).

  • Novembre-dicembre: Le brevi piogge rendono i paesaggi più verdi e l’afflusso turistico è inferiore, il che garantisce un’esperienza più esclusiva. L'erba alta rende gli avvistamenti più difficili.

Le temperature variano a seconda dell'altitudine: le aree pianeggianti del Serengeti possono raggiungere i 30°C, mentre nei crateri e sulle alture di Ngorongoro le temperature notturne scendono fino a 5°C.

Il mio viaggio è stato ad Agosto, che in Tanzania cade nella stagione invernale; in media le temperature andavano da circa 15 gradi alla mattina fino a raggiungere anche i 30 gradi al sole nelle giornate terse; la notte trascorsa nelle alture del Ngorongoro è stata estremamente fredda; sebbene il campo fosse munito di coperte di lana e borse dell'acqua calda, consiglio di portare tutto il necessario per scaldarsi soprattutto durante il sonno.





Cosa Indossare e Portare con Sé

L’abbigliamento per un safari deve essere pratico, leggero e in tonalità neutre per evitare di attirare gli insetti e non disturbare la fauna. Consigli essenziali:


  • Abbigliamento: Pantaloni lunghi leggeri, camicie a maniche lunghe, cappello a tesa larga e giacca antivento per le escursioni termiche. Nella stagione invernale suggerisco di portare anche una felpa, perché al mattino la temperatura è piuttosto fredda (o decisamente fredda nel Ngorongoro).

  • Scarpe: A meno che non facciate un safari a piedi, sono più che sufficienti delle sneakers.

  • Accessori: Occhiali da sole, crema solare ad alta protezione (non necessaria in inverno). Un repellente per insetti con DEET mi è stato indispensabile in un paio di occasioni in cui abbiamo pernottato in zone molto frequentate da zanzare, mentre durante il giorno, nei parchi nazionali gli insetti non ci hanno infastiditi più di tanto. Accessori non indispensabili ma utili: una torcia frontale e una borraccia termica; la prima probabilmente resterà inutilizzata (di notte, rigorosamente, non vi muoverete mai al di fuori della camera o delle tende); quanto alla seconda, sarà la vostra guida a provvedere a cibo e bevande, comprese quelle calde, ma una vostra borraccia potrà essere utile nel caso vogliate portare qualcosa di vostro.

  • Farmaci e kit medico: Antimalarici (da valutare con il proprio medico), antibiotici di base, antidiarroici (non partite senza!), cerotti e disinfettante.

  • Binocolo: Indispensabile per avvistamenti a distanza; studiando sul web prima della partenza sono giunto alla conclusione che il modello migliore sia un 10x42 o in subordine un 8x32 (se non avete la mano molto ferma). Se siete fotografi, non userete mai il binocolo ma userete sistematicamente il teleobbiettivo per guardare gli animali più lontani; se invece non siete fotografi, portare un binocolo è altamente raccomandato perché non sempre riuscirete a vedere gli animali da vicino e alcune specie sono particolarmente elusive.


SERVIZI IGIENICI

Documentandomi prima della partenza, ho letto molte informazioni contraddittorie riguardo alla disponibilità di servizi igienici durante il safari; in alcuni casi ho addirittura letto che non ce ne fosse alcuna disponibilità e che ogni bisogno dovesse essere assolto in natura, sotto la vigile sorveglianza della guida.

Al contrario, in tutti i parchi sono presenti punti di ristoro con servizi igienici in condizioni non dissimili da quelle che si possono trovare in qualsiasi parco naturale occidentale.


Fotografia

Su questo argomento ho scritto un post specifico, a cui rinvio.


Swahili

Ciao: Jambo

Grazie mille: Asante sana

Prego: Karibu

Buongiorno: Habari ya asubuhi

Scusi: Pole

Con calma: Pole pole

Come stai: Habari gani

Nessun problema: Hakuna matata


Esplorando i Parchi Nazionali della Tanzania

Arusha National Park (mio giudizio 6/10)

Situato a breve distanza dalla città di Arusha, questo parco è spesso utilizzato come punto di partenza dei safari nel nord della Tanzania. Ospita le foreste montane del Monte Meru, laghi alcalini popolati da fenicotteri e una fauna che include giraffe, zebre e colobi bianchi e neri. Proprio i colobi sono la particolarità di questo parco, che nel complesso è il meno spettacolare, oltre che il più piccolo (il giro completo si esaurisce in meno di tre ore), rispetto agli altri parchi.

L'Arusha National è immerso in una giungla equatoriale e il percorso si snoda quasi integralmente in una fitta vegetazione dove è difficile avvistare animali; solo occasionalmente la visuale si apre su alcune spianate dove è facile avvistare zebre, bufali e giraffe.

Dal mio punto di vista la cosa più spettacolare del parco, oltre all'esperienza di attraversare la foresta equatoriale sono alcuni paesaggi con il vulcano del Monte Meru sullo sfondo, ma con il senno di poi avrei sacrificato la vista dei colobi per dedicare una giornata in più al Serengeti; se comunque inserite l'Arusha National nel vostro itinerario, è meglio inserirlo all'inizio per poi andare in crescendo.



Lake Manyara (Mio giudizio 8/10)

Questo parco compatto ma ricco di biodiversità è famoso per i suoi leoni che si arrampicano sugli alberi, un comportamento raro nel resto dell'Africa. Il paesaggio varia dalle foreste lussureggianti alle sponde del lago, che attirano una moltitudine di uccelli, tra cui i pellicani e gli iconici fenicotteri rosa. Rispetto all'Arusha National il paesaggio e l'esperienza cambiano radicalmente; la zona del parco aperta ai safari è situata a ridosso della parete verticale di una collina dove abbondano i baobab, che sembrano aggrapparsi alla parete sfidando la gravità: una vista spettacolare che accompagna tutta la visita! La vegetazione è molto più rada rispetto all'Arusha, ed è qui, dunque, che si cominciano ad avvistare animali esotici in quantità: buceri, babbuini, cercopitechi, tragelafi, manguste, ma soprattutto elefanti e giraffe! Essendo la vegetazione molto ricca, anche se molto più rada che all'Arusha National, è necessario aguzzare la vista, ma l'esperienza di vedere apparire improvvisamente un elefante o una giraffa all'interno della boscaglia è impagabile.

Visivamente, l'esperienza dell'attraversamento del Lake Manyara è molto diversa dall'Arusha National; quello che colpisce da subito è l'aspetto cromatico del contrasto tra le strade, composte da un terriccio che tende al rosso, e il verde spento (rispetto al verde vivissimo di Arusha) della boscaglia; il panorama è anche più vario, perché si alternano zone di fitta boscaglia, radure, guadi di fiume, di modo che la vista non diventa mai noiosa; ma la massima particolarità si raggiunge nelle rive sul lago, che con le sue maree invade la boscaglia dando vita a paesaggi lunari in cui gli alberi emergono dall'acqua.



Tarangire: Il Santuario degli Elefanti (mio giudizio 9/10)

Meno affollato rispetto al Serengeti, il Parco Nazionale di Tarangire è noto per le sue gigantesche mandrie di elefanti e i maestosi baobab. Durante la stagione secca, le pozze d’acqua diventano punti strategici per avvistare leoni, ghepardi e leopardi. Il parco è anche un paradiso per il birdwatching, con oltre 500 specie registrate.

Qui il paesaggio cambia ancora radicalmente; la vegetazione si dirada marcatamente e il terreno diventa brullo, ma non siamo nella savana; il parco è attraversato da un fiume che non solo serpeggia notevolmente nel proprio percorso creando numerose anse e dando varietà al paesaggio, ma scava anche il terreno in alcuni punti creando numerosi avvallamenti in cui il fiume è circondato da ripe che lo sovrastano; ammirare il parco dall'alto, osservando il fiume che lo attraversa e i branchi di elefanti che si abbeverano è uno spettacolo mozzafiato; e se a Lake Manyara i baobab si vedevano soprattutto abbarbicati sulle pendici della collina, qui dominano il paesaggio e alcuni sono veramente maestosi.

La particolarità di Tarangire sono i grandi branchi di elefanti, il cui avvistamento è garantito a più riprese, con la possibilità di vederli da vicino mentre mangiano, si spostano, si prendono cura dei cuccioli, guadano i fiumi; ma qui ho fatto anche i miei primi avvistamenti di leoni e probabilmente l'avvistamento più emozionante: un magnifico ghepardo che dopo aver guadato il fiume si è accomodato su una sommità per scrutare l'orizzonte ed esporsi alla vista di una ressa di jeep che si contendevano un posto in prima fila per ammirarlo.



Serengeti: L’Apoteosi del Safari (Mio giudizio: 8/10)

Il Serengeti incarna l'essenza del safari africano. Le sue pianure sconfinate ospitano la Grande Migrazione, uno degli spettacoli naturali più impressionanti, dove oltre due milioni di gnu, zebre e gazzelle si spostano alla ricerca di pascoli freschi. Qui è possibile avvistare tutti i Big Five: leone, leopardo, elefante, rinoceronte e bufalo.

E' per vedere il Serengeti che ho scelto la destinazione della Tanzania; nel mio immaginario nessuna parola evoca l'Africa, con i suoi paesaggi maestosi e il suo fascino, come la parola "Serengeti". Prima della partenza la mia aspettativa era altissima, ma a posteriori l'esperienza non è stata del tutto all'altezza dell'aspettativa, anche se non ho avuto il coraggio di dare un voto inferiore all'8, forse per timore reverenziale.

Comincio con il dire che un giorno nel Serengeti non è sufficiente; in effetti il programma di viaggio predisposto dall'agenzia indicava due giorni, ma l'informazione era fuorviante; il regolamento del parco, infatti, prevede che se entri nel parco, ad esempio, alle 4 di pomeriggio, devi essere fuori dal parco per le 4 del pomeriggio successivo; considerato che il Serengeti, diversamente dagli altri parchi, è letteralmente misurato (14.000 km quadrati, più o meno come la regione Lazio), il tragitto dal cancello di ingresso al campeggio di pernottamento può durare anche due ore o più, ciò significa che il giorno di ingresso è dedicato esclusivamente all'attraversamento del parco per raggiungere il campeggio dove si trascorrerà la nottata e il tempo dedicato alla visita effettiva sarà solo dall'alba del giorno successivo alle 4 di pomeriggio, con buona pace del programma che vi illudeva di dedicare due giorni al leggendario parco. Inoltre, le dimensioni del parco fanno sì che gli animali si disperdano, imponendo lunghi tempi di movimento prima di avvistarne qualcuno. Ovviamente, tutto ciò considerato, non c'è stato tempo per vedere l'attraversamento del fiume da parte dei branchi di gnu, né la grande migrazione, perché in Agosto le mandrie di gnu sono a nord, verso il Kenya; il poco tempo a disposizione ha impedito anche di affrontare delle deviazioni per vedere i kopjes, le caratteristiche formazioni rocciose in cima alle quali spesso si appostano i grandi predatori.

Non avendo potuto godere di tutte queste particolarità, che caratterizzano il Serengeti, la giornata nel grande parco si è ridotta ad un attraversamento della savana per avvistare per lo più animali già visti nei giorni precedenti: leoni, struzzi, ghepardi (la cui vista non stanca mai...) e poi antilopi, gnu, bufali, zebre, gazzelle, impala, servali, iene (non molte, in genere lontane), un leopardo (lontano, lontanissimo, impercettibile) e ippopotami; gli ippopotami in particolare sono una novità rispetto agli altri parchi, ma l'avvistamento avviene principalmente nella "hippo pool", un'ansa di un fiume dove gli ippopotami oziano in grande numero circondati da centinaia di turisti che scattano foto, il che rende l'esperienza un po' posticcia, quasi come se gli ippopotami venissero apposta allestiti per i turisti.




Un'esperienza particolare che riguarda il Serengeti è stato il pernottamento nel campo di tende; inizialmente ero preoccupato per la sicurezza, ma al contrario è stata un'esperienza entusiasmante. Innanzitutto va detto che le tende sono più dei veri e propri edifici che delle tende; il campo poi, con tutte le tende allineate, appare una struttura massiccia che probabilmente scoraggia gli animali dall'avvicinarsi troppo; inoltre per tutta una notte una guardia vigila, dissuadendo gli animali dall'avvicinarsi oltre la soglia di sicurezza e accompagnando chi, per qualche necessità improrogabile (che non comprende i bisogni corporali, considerato che le tende sono munite di bagno) deve muoversi all'interno del campo; le tende sono lussuosissime, in effetti più lussuose di alcune camere di albergo utilizzate nel corso della settimana, ma ciò che rende impagabile l'esperienza è sentire, durante la notte, il ruggito rauco e gutturale del leone (apparentemente a pochi passi, probabilmente non così vicino) echeggiare nel buio, con immediato brivido ancestrale che vi corre lungo la schiena fino a farvi rizzare i peli sulla nuca.

Il campo che ci ha ospitato si chiama Kilima Valley Tented Camp ed è stato superlativo, dal coro di accoglienza, al cibo, al comfort delle tende, alla tenda comune con servizio bar, fino al falò notturno osservando le stelle e ascoltando i suoni della savana.




Riguardando le foto, a consuntivo, credo che sia ingiusto definire il Serengeti "deludente" e il voto di 8 sia corretto: gli avvistamenti di animali sono comunque stati numerosi e magnifici e solo il paesaggio, letteralmente monumentale, giustificherebbe la lunga e faticosa trasferta. Lascia l'amaro in bocca non essere riusciti a vedere il Serengeti in tutte le sue potenzialità per cui rinnovo la mia raccomandazione: nel programmare il vostro viaggio chiedete di dedicare almeno 3 giorni (cioè almeno due effettivi) al Serengeti.


Ngorongoro: Il Cratere dell’Abbondanza (Mio giudizio: 10/10)

Dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall’UNESCO, il Cratere di Ngorongoro è una caldera vulcanica che racchiude un ecosistema autosufficiente con una delle più alte concentrazioni di fauna selvatica dell’Africa. Qui si possono ammirare rinoceronti neri, leoni dalla criniera scura, ippopotami e una straordinaria varietà di antilopi. Grazie alla conformazione del cratere, gli avvistamenti sono quasi garantiti.

Nel preparare il viaggio, mi ero innamorato di questa destinazione vedendone le foto e avevo cominciato a coltivare aspettative almeno pari a quelle che nutrivo per il Serengeti, ma in questo caso le aspettative non solo sono state soddisfatte ma sono state annientate. Il Ngorongoro è uno dei posti più belli che abbia visto su questa terra, di una bellezza struggente; dopo la giornata trascorsa nella caldera del vulcano, mentre la nostra Toyota imboccava la strada che sale lungo le pendici del cratere, ho letteralmente dovuto trattenere le lacrime, per la bellezza che avevo davanti agli occhi, per la giornata vissuta e per la tristezza di lasciare quel posto. I paesaggi che si vivono dall'interno della caldera, con le pareti del vulcano che circondano il paesaggio a 360 gradi e le nuvole che scendono lungo le pareti mentre sotto i vostri occhi si muovo i branchi di animali nel giallo della savana, mozzano il fiato; lo spettacolo della vita, un intero ecosistema autonomo e intatto, all'interno del vulcano, è stupefacente.

Dentro al Ngorongoro ho visto un maestoso leone maschio tenere a bada un branco di 20 iene e allontanarsi vittorioso dalla contesa tenendo tra le fauci la carcassa di uno gnu; ho visto una leonessa percorrere centinaia di metri acquattata per avvicinarsi a una zebra e tentare un infruttuoso attacco; ho visto una zebra osservare attonita e immobile una coppia di leoni mentre consumava un'altra zebra appena abbattuta; ho visto ippopotami lottare tra loro per misurare la propria forza.

La temperatura all'interno del Ngorongoro è decisamente più rigida rispetto al resto della Tanzania e questo sicuramente favorisce l'attività diurna degli animali, che negli altri parchi sono più attivi all'alba e al tramonto ma sono relativamente inattivi durante le più calde ore del giorno; questo, insieme alla maestosità dei paesaggi, rende il Ngorongoro un luogo unico e magnifico.

Nel Ngorongoro abbiamo alloggiato nel Kuhama Camp, per il quale non posso che replicare lo stesso giudizio espresso per il Kilima Valley: un campo di tende lussuosissime, cibo eccellente, servizio strepitoso; come già detto, il freddo in questo campo era molto forte, il che limitava un po' il piacere del pernottamento (ad esempio non abbiamo certo indugiato all'aperto davanti a un falò, ma ci siamo infilati quanto prima nel letto dove abbiamo trovato una provvidenziale e graditissima borsa dell'acqua calda), ma il personale del campo era molto premuroso nel fornire tutto il necessario e per il resto, il campo è veramente magnifico.





La Toyota Land Cruiser

Un'ultima menzione credo che vada fatta per un'altra protagonista di un safari: la Toyta Land Cruiser.

Una settimana di safari significa centinaia di chilometri percorsi a bordo di questa corazzata della savana su strade spesso disagevoli (per lo meno all'interno dei parchi) o su un ottimo asfalto, al di fuori dei parchi.

Vivere una settimana all'interno di una Toyota attrezzata per un safari comporta alcune cose:

  • preparatevi a essere inondati di sabbia, non solo voi, ma tutto ciò che avete con voi; se avete dell'attrezzatura fotografica rinvio all'apposito post, per il resto, pianificate il viaggio con questa consapevolezza (qualcuno ad esempio potrebbe voler portare un fazzoletto da bagnare per ripulirsi con frequenza il viso e le mani, mentre eviterei di portare salviette umidificate per ragioni ambientali);

  • suggerisco vivamente alle coppie di prenotare per sé un'intero fuoristrada; per due persone è spazioso e c'è spazio per appoggiare binocoli, macchine fotografiche, bagagli, frigoriferi ecc.; ma se si sfrutta la massima capienza di 6 persone il viaggio potrebbe diventare decisamente claustrofobico e affollato, soprattutto quando avvisterete un leone e volete conquistare lo spazio per avere la visuale libera; ovviamente il safari privato, rispetto a quello di gruppo, ha un maggior costo, ma sono soldi spesi benissimo;

  • la Toyota è estremamente confortevole e anche una settimana trascorsa correndo velocemente su strade sterrate con forti sobbalzi finisce per essere non troppo disagevole; l'esperienza sensoriale che tuttavia resta impressa è il rumore; rumore di metallo che sbatte, rumore di motore, rumore di ghiaia; un rumore assordante che entra dentro la pelle e che, nelle trasferte più lunghe fa desiderare che la destinazione arrivi presto. Sotto questo aspetto non saprei quali consigli dare se non prepararsi all'esperienza e forse portare dei tappi di schiuma per le orecchie;

  • all'interno di una Toyota c'è abbondanza di prese elettriche per ricaricare tutti i dispositivi; le prese sono di tipo americano (per gli europei serve un adattatore) e talvolta l'incastro non è particolarmente saldo, per cui suggerisco di munirsi anche di un po' di nastro adesivo sufficientemente forte per fissare le spine alla presa o sarete destinati a vedere in continuazione il vostro cavo staccarsi dalla presa con i sobbalzi del fuoristrada.





Come Comportarsi Durante il Safari

Non ci sono accorgimenti particolari da seguire; il buon senso deve sempre far da padrone e la vostra guida vi darà le poche indicazioni necessarie che non vi siano già date dal buon senso.

L’etica del safari è fondamentale per preservare l’ambiente e garantire la sicurezza:

  • Silenzio e discrezione: La fauna selvatica è sensibile ai rumori. Evitare conversazioni ad alta voce.

  • Non alimentare gli animali: Alterare il loro comportamento naturale può avere conseguenze pericolose.

  • Rimanere nel veicolo: Scendere è permesso solo nelle aree designate.

  • Fotografia responsabile: Evitare l’uso del flash e rispettare le distanze di sicurezza.

  • Sostenibilità: Preferire tour operator certificati che adottano pratiche di turismo responsabile.


Pericoli

In nessun momento del safari mi sono sentito in pericolo. La vostra guida avrà cura di voi sotto ogni aspetto; anche quando, nel mezzo del Serengeti, la nostra Toyota ha rotto una sospensione e siamo stati costretti a scendere dall'auto e avvicinati da una iena incuriosita dalla nostra presenza, ho sempre avuto la sensazione che la nostra guida avesse tutto sotto controllo.

Prima di partire per il viaggio mi ero documentato sui potenziali pericoli e avevo appreso che la Tanzania ospita numerosi tra i serpenti più velenosi dell'Africa, ma in nessuna occasione ci siamo trovati in circostanze tali da poter venire in contatto con serpenti. Ho già detto in merito alla sicurezza dei campi di tende.

Ho anche girato in mercati locali portando con me una costosa attrezzatura fotografica senza che nessuno abbia mai manifestato cattive intenzioni.

Mia moglie ha preso una brutta intossicazione alimentare (che io non ho preso consumando lo stesso cibo) per cui ribadisco l'opportunità di portare qualche farmaco per le intossicazioni.

L'unico aspetto che mi ha suscitato qualche apprensione sono stati i trasferimenti in macchina; in particolare lungo la strada che sale e scende sulle pareti del Ngorongoro, molto trafficata da centinaia di fuoristrada per safari che corrono ad alta velocità su una strada sterrata e molto stretta; ecco, in quel caso, in qualche occasione ho provato un po' di apprensione, ma il meglio che si possa fare è affidarsi a un'agenzia fidata che selezioni con cura le proprie guide.


Conclusioni

Un safari in Tanzania è molto più di un viaggio: è un'esperienza che lascia un segno indelebile, un’immersione totale in una natura primordiale e spettacolare. Dalle mandrie in movimento nel Serengeti ai silenzi evocativi di Ngorongoro, ogni giorno è una scoperta. Con la giusta preparazione e consapevolezza, questo viaggio si trasforma in un’avventura straordinaria, dove il contatto con la natura si fonde con il rispetto per un ecosistema unico al mondo.







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