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La biblioteca comunale e il Palazzo dell'Archiginnasio (Bologna). La storia sui muri.

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 23 mag
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 9 lug

Palazzo dell'Archiginnasio

Ultima visita: febbraio 2024

Mio giudizio: 8/10


Tra i principali monumenti del centro storico di Bologna ce n’è uno che merita sicuramente una visita per l’unicità e spettacolarità del suo contenuto; si tratta del Palazzo dell’Archiginnasio, sede per secoli della più antica Università del Mondo, dove la storia dello Studio è letteralmente iscritta sui muri.

 

Il Palazzo dell’Archiginnasio, uno dei più significativi monumenti della Bologna pontificia, è un’opera che si colloca al crocevia di molteplici dinamiche storiche, politiche e urbanistiche della seconda metà del Cinquecento. Inaugurato nel 1563, il palazzo fu edificato per volontà del cardinale legato Pier Donato Cesi, figura emblematica dell’autorità papale a Bologna, inviato da Pio IV con il preciso intento di rafforzare il controllo dello Stato della Chiesa su una città ribelle e tendenzialmente filo-imperiale. Cesi, raffinato umanista ma anche governante energico, eseguì il proprio mandato con pugno di ferro e non esitò a centralizzare il potere, sia politico che culturale, e la costruzione dell’Archiginnasio rispose esattamente a questa strategia.


Archiginnasio, Bologna

La costruzione dell’Archiginnasio e il contesto politico

Il progetto dell’Archiginnasio si iscrive all’interno di un processo di normalizzazione ecclesiastica che segue la fine del tumultuoso periodo comunale e signorile e accompagna il ritorno definitivo di Bologna sotto il controllo diretto della Santa Sede (1506). L’idea di riunificare tutte le facoltà universitarie, fino ad allora disperse in varie sedi private o conventuali, in un unico edificio monumentale, rispondeva all'esigenza di esercitare un controllo disciplinare sull’insegnamento e sugli studenti. Il nuovo palazzo divenne così sede dell’Università degli Studi, detta Alma Mater Studiorum, in un momento in cui la Riforma protestante aveva messo in crisi l’autorità accademica e religiosa: si trattava di affermare, attraverso l’architettura, la centralità del sapere controllato dalla Chiesa. Dello stesso progetto urbanistico-ideologico fece parte anche la costruzione della statua del Nettuno.

 

Archiginnasio, Bologna

Un gesto urbano “politico”: l’Archiginnasio contro San Petronio

Vi è, tuttavia, un altro filone interpretativo – sospeso tra leggenda e verità storica – secondo cui la collocazione dell’Archiginnasio, proprio accanto alla basilica di San Petronio, non fu casuale. L’enorme cantiere petroniano, avviato nel 1390, avrebbe dovuto dare vita a una chiesa capace di eguagliare (o superare) San Pietro a Roma, simbolo stesso della cristianità papale. Si dice che la costruzione dell’Archiginnasio – con la sua mole imponente – fu una manovra dell'autorità pontificia per bloccare l’espansione del progetto originario di San Petronio, di fatto ridimensionandolo. Se non confermata documentalmente, questa interpretazione si armonizza perfettamente con la strategia del legato Cesi, tesa a domare ogni forma di autonomia civica e religiosa della città.

In un manoscritto dello stesso Cesi indirizzato al Papa, e oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il vice legato, decantando l’evoluzione dei lavori e la magnificenza della piazza (oggi piazza Galvani) ricavata dalla demolizione di alcuni caseggiati per creare spazio antistante alla facciata dell’Archiginnasio, lamenta sarcasticamente il fatto che la piazza non si possa fare più grande a causa della presenza di San Petronio che purtroppo “non si può spostare”.

Verità o leggenda, resta il fatto che la vista da Via dell’Archiginnasio della navata di San Petronio rimasta incompleta durante l’edificazione di una finestra a pochi metri dalla facciata dell’Archiginnasio è di indubbia suggetione.


L’architetto: Antonio Morandi detto il Terribilia

A dare forma a questo programma fu Antonio Morandi, detto il Terribilia, architetto bolognese attivo anche nella fabbrica di San Michele in Bosco e in numerosi palazzi nobiliari. Il suo soprannome – “Terribilia” – deriva dalla sua capacità di ideare spazi imponenti e strutturalmente audaci. Il palazzo, articolato su due piani, si sviluppa attorno a un elegante cortile porticato con colonne tuscaniche e arcate a tutto sesto. La facciata esterna è sobria, quasi austera, ma l’interno, con il suo ordinamento scenografico e la proliferazione araldica, diventa espressione del potere e del prestigio delle istituzioni.


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Una decorazione araldica unica in Europa

Uno degli elementi più caratteristici dell’Archiginnasio è la decorazione araldica delle pareti, unica per quantità e varietà. Si contano oltre 6.000 stemmi, scolpiti, dipinti o affrescati, appartenenti ai rettori, ai professori e agli studenti, in particolare a quelli che ricoprivano incarichi rappresentativi. Ogni anno accademico, i rettori delle due “Nazioni” – legisti e artisti – lasciavano il proprio emblema, spesso accompagnato da motti in latino, iscrizioni encomiastiche o simboli personali. L’insieme di queste decorazioni costituiva un pantheon laico del sapere, che celebrava la reputazione accademica in una città allora considerata una delle capitali europee dello studio giuridico e filosofico.

L’uso di apporre gli stemmi sulle pareti dell’Ateneo aveva invero avuto origine alla fine del 1400 a Padova, dove ancora oggi il Palazzo del Bo esibisce circa 3.000 stemmi; è però vero che la stessa Università di Padova nacque dalla diaspora di alcuni professori e studenti che da Bologna si trasferirono a Padova alla ricerca di condizioni migliori per lo studio, portando con sé tradizioni accademiche e goliardiche.

Gli stemmi che oggi si possono vedere sulle pareti dell’Archiginnasio possono sembrare, a un osservatore inesperto, il risultato di una stratificazione disordinata nel corso dei secoli; è necessaria una certa capacità di osservazione per scorgere la trama con cui i vari gruppi di stemmi si sono formati, anno per anno, per omaggiare i rappresentati della nationes di ogni anno accademico o i professori di qualche materia. Gli studenti, infatti, una volta iscritti all’università si dovevano iscrivere al registro delle matricole e dovevano giurare fedeltà al rettore; in seguito si iscrivevano alle nationes, corporazioni di studenti che in teoria rappresentavano la provenienza geografica degli studenti (i siculi, i lombardi, i portoghesi, gli ispanici ecc.); tale ripartizione geografica non era però così rigorosa e così può capitare di trovare un membro della famiglia Visconti, Antonio, milanese, iscritto per la natio dei portoghesi.

La contemplazione degli stemmi dell’Archiginnasio richiede tempi lenti per assaporarne la vivacità delle rappresentazioni araldiche, per riflettere su quanta storia emani da queste pareti, quante vite di giovani partiti dalle località più remote del pianeta (si trovano anche studenti provenienti dal Sud America) per venire qui a ricevere la più elevata forma di insegnamento che si potesse ricevere al tempo, quanto Sapere si è diffuso tra queste mura, e quanto Potere politico ed ecclesiastico abbiano cercato di condizionarlo nel corso dei secoli.





Le due aule magne: Legisti e Artisti

Al piano superiore si trovano le due grandi aule: l’Aula dei Legisti e l’Aula degli Artisti, rispettivamente destinate agli studi di diritto (civile e canonico) e a quelli di filosofia, medicina, matematica, scienze naturali. Le due aule riflettono, nella loro disposizione e decorazione, la gerarchia accademica dell’epoca: quella dei legisti, più ampia e sontuosa, rappresenta la centralità del diritto nello status dell’Università bolognese; quella degli artisti (gli studenti delle cosiddette “arti”: medicina, filosofia, matematica, astronomia, logica, retorica…), sebbene più raccolta, era comunque riccamente decorata con stalli lignei e pitture murali. L’aula degli artisti è oggi adibita a sala di lettura della biblioteca, ma merita una visita cauta e rispettosa, perché è la sala indubbiamente più spettacolare e impregnata di storia; dall’aula dei legisti è anche possibile scorgere la fuga prospettica delle sale che un tempo erano adibite ad aule di insegnamento e oggi sono destinate a depositi dei libri, non visitabili. L’aula dei legisti (detta anche dello “Stabat Mater” perché qui fu ospitata la prima esecuzione dello Stabat Mater di Rossini) è invece normalmente visitabile e spesso utilizzata per mostre temporanee.


La sala di lettura

Il Teatro Anatomico: sapere e spettacolo

Uno degli ambienti più celebri dell’Archiginnasio è il Teatro Anatomico, costruito nel 1637 da Antonio Levanti su progetto di Ercole Lelli, nel pieno spirito barocco della scientia spectaculum. Rivestito interamente in legno di abete, è dominato dalla statua di Apollo, dio della medicina, e dagli spettacolari Scorticati ai lati della cattedra, figure anatomiche lignee realizzate da Lelli, straordinari esempi di scultura scientifica. Questo spazio, dedicato alle dissezioni pubbliche, coniuga lo studio empirico del corpo umano con una messa in scena quasi teatrale del sapere, in linea con l’epoca in cui la medicina cominciava a emanciparsi dalla pura dottrina aristotelica.

La scienza anatomica moderna, infatti, ebbe inizio a Bologna con i lavori di Mondino de’ Liuzzi, che diede lustro agli inizi del 1300 all’università felsinea con i suoi studi di anatomia quanto Irnerio gliene diede con quelli di diritto. Lo studio dell’anatomia ebbe poi il proprio apice con l’opera di Andrea Vesalio a Padova, dove si trova infatti l’altro importante teatro anatomico italiano. Nel passaggio dall’umanesimo al rinascimento, lo studio dell’anatomia rifletteva la sintesi dell’homo faber con l’homo sapiens e la rappresentazione delle dissezioni in un vero e proprio teatro non assolveva solo alle esigenze funzionali degli studenti e dei docenti, ma a una vera e propria rappresentazione drammatica con ampie connotazioni simboliche.


I bombardamenti su Bologna del 1944

Il Teatro Anatomico fu drammaticamente danneggiato durante i bombardamenti alleati del 29 gennaio 1944, quando il centro storico di Bologna fu gravemente devastato; una bomba mancò di pochi metri la Torre Garisenda e un’altra colpì in pieno il teatro anatomico. Il restauro, condotto nel dopoguerra con meticolosa attenzione filologica, ha restituito al teatro la sua fisionomia originaria grazie all’impiego di fotografie e disegni d’archivio, in un raro esempio di ricostruzione integrale di un interno ligneo barocco.


Teatro anatomico Archiginnasio Bologna

La Biblioteca comunale dell’Archiginnasio: memoria e conoscenza

Dopo lo spostamento dell’Università nelle sedi moderne, l’Archiginnasio fu destinato a ospitare la Biblioteca Comunale, istituita nel 1838. Attualmente la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio è una delle più importanti d’Italia, con un patrimonio che supera i 900.000 volumi, tra cui manoscritti medievali, incunaboli, cinquecentine, carte geografiche e raccolte iconografiche.

La biblioteca è oggi non solo un luogo di consultazione ma anche centro propulsore della memoria cittadina, promotrice di mostre, convegni e attività culturali che valorizzano l’identità storica di Bologna.




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