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Carl Safina, "Al di là delle parole". Elefanti, lupi, cani, orche e cognizione animale

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 31 mag
  • Tempo di lettura: 3 min
L'occhio di un'orca

Autore e titolo: Carl Safina – Al di là delle parole

Sintesi: Un saggio etologico e filosofico che scardina l’antropocentrismo con rigore scientifico e intensità emotiva.

Per chi: Consigliato agli appassionati di etologia e a chi crede che la coscienza non sia monopolio umano.

Mio giudizio: 5 / 5


Non capita spesso di leggere un saggio che riesca a scuotere convinzioni radicate con la delicatezza di una carezza e la forza di uno schiaffo morale. Al di là delle parole di Carl Safina (Adelphi, 2017) è uno di quei libri. Un’opera che ci obbliga, con dolcezza implacabile, a chiederci: cosa ci rende davvero umani? E, soprattutto: siamo sicuri che gli altri animali non lo siano?

Safina è un biologo marino, ma il suo orizzonte è tutto fuorché acquatico. Il libro ci porta infatti sulle rotte di tre grandi viaggi: tra gli elefanti africani del Kenya, i lupi del Parco di Yellowstone e le orche del Pacifico settentrionale. Tre specie diverse, tre forme di intelligenza, tre mondi interiori che ci parlano – senza parole – di empatia, memoria, lutto, gioco, legami, identità.


Il punto di partenza: la coscienza non è solo nostra

L’assunto di fondo è tanto semplice quanto scandaloso per la tradizione occidentale: gli animali pensano e sentono. Non come noi, ma quanto noi. Safina non indulge in sentimentalismi new age né in parabole disneyane: il suo è un approccio fondato su decenni di osservazioni sul campo, studi neuroscientifici e confronti tra specie. Ma l’aspetto più sorprendente è la narrazione: rigorosa, sì, ma anche intima, narrativa, quasi letteraria.

In uno dei passaggi più toccanti, racconta un’anziana elefantessa che si sofferma sullo scheletro di un suo simile morto anni prima, toccando con la proboscide le ossa come si accarezza la pelle di qualcuno che ci manca. È un momento che annulla ogni distanza: quella biologica, quella filosofica, quella etica.


Parole, linguaggio, limiti della cognizione animale

Il titolo originale del libro è Beyond Words. E proprio lì sta il nodo: il linguaggio verbale è la nostra prigione cognitiva. Se non lo possiedi, sembri non esistere, non provare, non pensare. Ma Safina ci mostra come il pensiero e l’emozione non abbiano bisogno di fonemi per manifestarsi. La comunicazione animale è fatta di gesti, odori, posture, suoni, vibrazioni. È più antica, più essenziale. Eppure così familiare, se abbiamo il coraggio di ascoltarla.


La domanda che resta

Dopo aver letto Al di là delle parole, diventa difficile – se non impossibile – guardare un animale con lo stesso sguardo. Non perché Safina ci dica cosa pensare, ma perché ci mostra come osservare. E in quel cambio di prospettiva, lo spazio tra “noi” e “loro” si restringe fino quasi a scomparire.

Ma questo avvicinamento non è privo di conseguenze. Perché se gli animali provano dolore, legami, ansia, gioia, allora ogni forma di sfruttamento – dalla caccia alla prigionia, dall’inquinamento agli allevamenti intensivi – smette di essere una semplice “gestione delle risorse” e diventa un atto di violenza morale.


Per chi è questo libro?

Per chi ama gli animali, certo. Ma soprattutto per chi è disposto a mettere in discussione l’idea stessa di superiorità umana e i preconcetti sulla cognizione animale. Per i lettori che cercano libri che non confermino le loro certezze ma le sfidino. Per chi, davanti a uno sguardo animale, ha sempre intuito qualcosa che sfugge ai manuali di biologia.

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