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Grand Central Oyster Bar, New York

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
Grand Central Oyster Bar, New York

Ultima visita: dicembre 2024

Mio giudizio: 4/10

Prezzo: €€€€/€€€€€

Cucina: cucina di mare


Il Grand Central Oyster Bar di New York è uno di quei locali che sembrano vivere in un eterno 1970, sospesi fra nostalgia, fama ingiustificata e un turismo di massa pronto ad accettare qualsiasi cosa purché “storica”. Peccato che, oggi, di storico sia rimasto solo l’arco in ceramica: l’esperienza gastronomica, invece, è piatta, caotica e sorprendentemente mediocre per un locale che pretende di essere un’istituzione.


Le ostriche: standardizzate e prive di personalità

Il cuore del menu – le ostriche – è la delusione più evidente. Non cattive, intendiamoci, ma anonime: sapori blandi, salinità quasi inesistente, quella mineralità che ci si aspetta da un oyster bar di qualità qui non pervenuta; molte erano aperte male e frettolosamente. Sembra di mangiare un prodotto industriale, selezionato più per la disponibilità all’ingrosso che per il gusto.


Grand Central Oyster Bar, New York

Servizio: frettoloso, impersonale, talvolta scortese

La sala è un continuo viavai di camerieri stressati che ti danno l’impressione di voler liberare il tavolo nel minor tempo possibile. Sbrigativi, poco attenti e, a tratti, sgarbati. L’approccio non è quello di un locale iconico, ma di un fast food travestito da istituzione culinaria.


Ambiente: caos e rumore

Il ristorante è enorme e rumoroso, con tavoli ammassati e un’acustica che amplifica ogni vociare, ogni piatto sbattuto, ogni conversazione. Più che un ristorante di pesce, sembra la mensa di un hub aeroportuale negli anni ’90. Atmosfera zero.


Rapporto qualità/prezzo: insufficiente

Il conto finale non sorprende – siamo nel cuore di Manhattan – ma il problema è che ciò che si paga non corrisponde minimamente a ciò che si riceve. Prezzi da istituzione gastronomica, qualità da catena commerciale. Si finisce per pagare la fama del posto, non la bontà dei piatti.



In sintesi

Tendenzialmente evito di esprimere giudizi negativi sui ristoranti; se un ristorante mi piace, lo consiglio; se mi delude, lo lascio all'oblio; il mestiere della ristorazione è già abbastanza difficile senza che il turista di turno, in base al proprio capriccio, rovini la reputazione, buona o cattiva che sia, costruita da gente che, in ogni caso, lavora sodo. Nel caso del Grand Central Oyster Bar faccio un'eccezione, da un lato perché si tratta di un'istituzione, più che di un ristorante, che sicuramente non riceverà alcun pregiudizio da questa mia piccola e irrilevante recensione; dall'altro lato, credo che, considerata l'onnipresenza di questo locale su tutte le guide di New York, sia giusto segnalare ai viaggiatori che forse ci sono posti migliori dove spendere i propri soldi, come ad esempio il Fulton Fish Bar al Pier 17.

Il Grand Central Oyster Bar vive di rendita: chi ci va spinto dalla fama storica rimane facilmente deluso. Ostriche senza identità, servizio frettoloso, ambiente caotico e un rapporto qualità/prezzo decisamente basso rendono il locale un indirizzo evitabile.

New York offre moltissime alternative per mangiare pesce crudo di qualità superiore — e spesso a prezzi persino più onesti. Qui, purtroppo, si paga il nome, non l’esperienza.

Un ristorante che continua a vivere sugli allori, ma che ha smarrito la sostanza.




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