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Immagine del redattoreThe Introvert Traveler

Il Giove e Io di Correggio: sesso, droga e madrigali alla corte dei Gonzaga

Aggiornamento: 3 ott

Correggio at the Kunsthistorisches Museum in Vienna

La democrazia è bellissima, per carità... l'uguaglianza, la parità di diritti e tutte quelle cose pucciose.

Ma prima di questi progressi illuministi, quando i forti potevano prevaricare sui deboli, il genere umano produceva personaggi smisurati, debordanti, che non ha più saputo generare con il suffragio universale e la redistribuzione del reddito.

Come Isabella d'Este, donna celebrata per la cultura da tutti i maggiori intelletti del rinascimento, tanto carismatica da tenere testa a tutti i regnanti d'Europa senza necessità di quote rosa, così volitiva e potente da indurre quel sant'uomo di Papa Giulio II a definirla "ribalda putana". E da tanta madre non poteva che nascere un uomo fuori del comune: Federico II Gonzaga. Federico fu colui che portò oltre ogni limite la fortuna dei Gonzaga; nato marchese, ricevette da Carlo V (un altro personaggio trascurabile nella storia dell'umanità) la nomina a duca; la potenza di un duca nel '500 era qualcosa che non si può descrivere; seconde solo all'Imperatore, le famiglie ducali godevano di ricchezza e potere politico senza pari; sotto Federico II i Gonzaga raggiunsero un primato, culturale e politico e una ricchezza che forse solo la famiglia Medici seppe superare. La corte dei Gonzaga divenne famosa per lussi, sfarzi ed eccessi; banchetti lussuosi, tornei, abiti sfarzosi, gioielli, opulenza sfrenata e ostentazione del potere. Un personaggio come Federico II non poteva che avere, tra i vari eccessi, anche una sregolata vita sessuale e questa sua inclinazione è evidente nella sua attività di coltissimo e sensuale committente. Mentre altri committenti delle corti italiane commissionavano a Raffaello caste madonne dalle guance rosate, il duca Federico si accaparrava uno dei migliori artisti disponibili all'inizio del '500 perché realizzasse alcune opere profane, pagane, sensuali.

Tra le opere sublimi per la cui esistenza dobbiamo ringraziare il duca di Mantova, ci sono infatti alcune opere a tema mitologico di Antonio Allegri, meglio noto come Correggio e una in particolare, che è conservata al Kunsthistorisches di Vienna.


Correggio - Giove e Io

Giove e Io di Correggio

Il dipinto a cui mi riferisco è "Giove e Io", un’opera d’arte che racchiude in sé tutta la potenza narrativa della mitologia classica e l’abilità straordinaria del maestro rinascimentale nel rendere tangibili emozioni travolgenti. Realizzata intorno al 1531-1532, l'opera fa parte della celebre serie di dipinti commissionati da Federico II, che rappresentano episodi mitologici basati sulle metamorfosi divine. Correggio, attraverso il mito di Giove che si trasforma in nuvola per possedere la ninfa Io, esplora la dimensione più intima e sensuale della mitologia classica, riuscendo a fondere magistralmente erotismo e tecnica pittorica.


Correggio nella Storia dell'Arte

Correggio è stato una delle figure più influenti del Rinascimento italiano, noto per la sua capacità di unire elementi classici con un uso pionieristico della luce e del colore. Nella sua opera, si possono osservare l'influenza dei grandi maestri come Leonardo, da cui trae ispirazione per il suo morbido sfumato, e Raffaello, per l'armonia e la grazia delle figure. Tuttavia, Correggio sviluppa uno stile del tutto personale che anticipa elementi del Barocco (avrebbe potuto esistere Rubens, senza Correggio?), in particolare l'uso drammatico della luce e l'enfasi sugli effetti emotivi.

"Giove e Io" è un perfetto esempio di questa capacità innovativa, in cui Correggio riesce a coniugare l'erotismo del soggetto con una rappresentazione delicata e quasi eterea della scena, elevando la dimensione sensuale della narrazione tramite un uso impareggiabile del chiaroscuro.


La Maestria Tecnica di Correggio: Giove Come Nuvola

Uno degli aspetti più sorprendenti del dipinto è la raffigurazione di Giove, che appare sotto forma di nuvola. Correggio riesce a rappresentare la divinità in una forma impalpabile e leggera, eppure vibrante di presenza fisica. La nuvola, simbolo della natura mutevole e ingannevole degli dei, è raffigurata con una straordinaria maestria tecnica. Non è solo un elemento decorativo o scenografico, ma un vero e proprio personaggio. La nuvola si muove intorno alla figura di Io, abbracciandola in un modo che suggerisce contemporaneamente protezione e dominazione.

La texture della nuvola è resa con estrema delicatezza. Correggio utilizza pennellate morbide e leggere, creando un effetto vaporoso che avvolge il corpo della ninfa, rendendo visibile l’invisibile. Giove appare così come una presenza eterea, una forza cosmica che però riesce a trasmettere fisicità e passione attraverso la sua forma sfuggente. Questa rappresentazione innovativa della divinità come nuvola è un esempio della straordinaria inventiva di Correggio, che riesce a trasportare lo spettatore in una dimensione mitica e fantastica.


Correggio - Giove e Io

La Mano di Giove: Un Tocco che Suggella il Desiderio

Un altro dettaglio fondamentale dell'opera è la mano di Giove. In una delle scene più suggestive del dipinto, vediamo la mano della divinità emergere dalla nuvola per toccare il corpo di Io. Ma è proprio in questo gesto che Correggio mostra tutta la sua raffinatezza: la mano sembra toccare e non toccare allo stesso tempo. È un contatto che evoca desiderio e possessione, ma anche un senso di distanza incolmabile. La mano di Giove è leggera come l'aria, quasi intangibile, eppure il suo effetto sulla ninfa è potente, come dimostrano la tensione del suo corpo e l’abbandono emotivo.

Questo dettaglio rappresenta una delle più profonde riflessioni sull’erotismo nell’arte: il desiderio che non si può mai del tutto compiere, l’attesa che precede il contatto, l’eccitazione di un piacere imminente. Il gesto della mano di Giove è un vero capolavoro di sottigliezza, un momento congelato tra il fisico e l'etereo, che amplifica il pathos della scena. Così come Leonardo ha sospeso la Gioconda nel tempo, congelandone l'immagine nel momento in cui inarcava le labbra nel più celebre sorriso della storia dell'arte, spingendo generazioni di osservatori a trattenere il fiato nel contemplare quell'espressione che un momento c'è, e l'attimo dopo sembra svanire, Correggio congela l'istante in cui il braccio della ninfa sembra destinato a dissolvere la nube, tanto appare eterea, e al contempo non potrebbe essere più solida.


Correggio - Giove e Io

La Sensualità della Ninfa Io

Io, la protagonista del dipinto, è raffigurata in una posa di totale abbandono. Il suo corpo nudo, reso con morbidezza e grazia, è parzialmente avvolto dalla nuvola, in un gioco continuo tra presenza e assenza. Le sue labbra sono dischiuse in un espressione di deliquio, come se stesse per essere sopraffatta dalle emozioni. Correggio rappresenta Io come un simbolo vivente della sensualità: la sua postura, con la testa gettata all'indietro e il corpo arcuato, suggerisce una resa totale al desiderio.

La carnalità del suo corpo è resa in modo straordinario, con pennellate morbide che evocano la consistenza setosa della pelle. Tuttavia, ciò che rende davvero intensa la figura di Io è la sua espressione facciale, che sembra rivelare il momento esatto in cui l'estasi si trasforma in resa. Le labbra socchiuse, lo sguardo semi-chiuso, il collo disteso: ogni dettaglio suggerisce una sensualità controllata e raffinata, che si manifesta attraverso il piacere di un abbraccio invisibile.

Correggio, in questo modo, riesce a trasformare un soggetto mitologico in una rappresentazione di intimità ed erotismo universale. Non si tratta solo di un dipinto che racconta una leggenda, ma di un'opera che esplora le dinamiche profonde del desiderio umano, attraverso una delicatezza formale che ne esalta la bellezza.


La Luce e il Chiaroscuro: Un Trionfo di Contrasti

Un aspetto centrale della pittura di Correggio è il suo uso magistrale della luce. Nel dipinto "Giove e Io", la luce non è solo un elemento stilistico, ma diventa uno strumento narrativo. La luce soffusa che avvolge i corpi di Giove e Io crea un'atmosfera onirica, quasi fuori dal tempo. Il chiaroscuro delicato sottolinea la plasticità dei corpi, ma anche la loro effimera natura. Le ombre morbide modellano il corpo di Io, dando profondità e rotondità alle forme, mentre la nuvola di Giove appare luminosa, quasi trasparente.

Questo uso della luce è una prerogativa di Correggio, che anticipa tecniche che verranno sviluppate ulteriormente durante il Barocco. La sua capacità di creare effetti tridimensionali attraverso la luce e l'ombra dona al dipinto un realismo straordinario, pur mantenendo un’aura di misticismo e sensualità. L’illuminazione direzionata non solo mette in risalto i dettagli anatomici, ma guida lo sguardo dello spettatore verso i punti focali della composizione, come la mano di Giove e il volto di Io, carichi di tensione emotiva.


Un Approccio Rivoluzionario all'Iconografia Mitologica

Uno degli aspetti più innovativi di Correggio è il suo approccio all'iconografia mitologica. In "Giove e Io", il pittore si allontana dalle rappresentazioni più classiche e formali degli dei e degli esseri mitologici, per concentrarsi invece sull’umanità delle loro emozioni e dei loro desideri. Giove non è più una divinità distante e inavvicinabile, ma una forza vitale che si esprime attraverso la passione. Io, d'altro canto, non è una semplice vittima del desiderio divino, ma una figura attiva nella sua sensualità e nel suo abbandono.

"Giove e Io" è molto più di una semplice raffigurazione di un mito: è una riflessione profonda sull’erotismo, sulla passione e sulla tensione tra il desiderio e la sua realizzazione.


Gustav Klimt - Allegory of love

L'eredità di Correggio

L'opera è talmente potente e sensuale che non può non aver influenzato un formidabile artista viennese che ha elevato a vette inarrivate la rappresentazione della passione e dell'erotismo: Gustav Klimt.

Sempre a Vienna, infatti, nel Wien Museum, si trova un'opera giovanile del gigante della Secessione Viennese che presenta troppe affinità con l'opera di Correggio per non pensare che il giovane artista viennese, trascorrendo ore nel più grande museo austriaco, non sia stato folgorato dalla sensualità del grande artista emiliano. La tavolozza dei colori è pressoché identica, come il gesto di abbandono della donna, con il capo gettato all'indietro; l'incarnato plumbeo dell'uomo si spiega difficilmente se non con la volontà di omaggiare il capolavoro rinascimentale e la necessità di fonderne le tinte con la nube che sovrasta i due amanti evocando in modo mimetico la vaporosità del Correggio e concludendo idealmente una rappresentazione della passione e dei sensi che dall'Emilia di Isabella d'Este e Antonio Allegri, passando per Mantova, tramite gli Asburgo arrivò a trovare casa a Vienna.




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