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"La scultura raccontata da Rudolf Wittkower": quando l'arte prende forma dalla materia

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 26 lug
  • Tempo di lettura: 2 min
David, Gian Lorenzo Bernini

Titolo originale: Sculpture: Processes and Principles

Titolo italiano: La scultura raccontata da Rudolf Wittkower. Dall'antichità al Novecento

Autore: Rudolf Wittkower

Edizione italiana: Einaudi, 2022 (trad. di Renato Pedio)

Pagine: VIII-368, con illustrazioni in bianco e nero

Voto personale: ★★★★★


"La scultura raccontata da Wittkower": l’arte come idea e come gesto

Ci sono libri di storia dell’arte che descrivono le opere. E poi ci sono libri che spiegano come quelle opere sono nate. La scultura raccontata da Rudolf Wittkower appartiene alla seconda categoria: un libro che ci fa scendere dal piedistallo della critica estetica per farci entrare nel laboratorio dello scultore. Qui non trovi l’arte raccontata in termini vaporosi o simbolici, ma una storia concreta, fatta di scalpelli, martelli, blocchi di marmo, forni per il bronzo e calli sulle mani.


Dall’antichità al Novecento, con passo tecnico e spirito umanista

Il testo deriva da un ciclo di dodici lezioni tenute a Cambridge nel biennio 1968-69, successivamente rielaborate e pubblicate nel 1977. Ma il tono non è quello accademico di un professore chiuso nella torre d’avorio. Al contrario, Wittkower si rivela uno storico dell’arte che ha la polvere dei laboratori addosso, che sa distinguere un "trapano a corda" da uno a leva, e che conosce l’effetto della grana del marmo sulla scelta del soggetto.

La narrazione segue un filo cronologico, ma non è un semplice elenco di opere o artisti. L'autore ci guida attraverso i processi tecnici e ci mostra come ogni epoca ha modellato la materia in funzione della sua visione del mondo. La forma è sempre figlia di un metodo.


Un libro fisico, nel senso più nobile del termine

Questo libro è fisico non solo nel contenuto, ma nella sua stessa struttura: pagine dense, fitte di riferimenti, in cui la narrazione si intreccia a descrizioni di strumenti, materiali e tecniche. È un libro che si legge con lentezza e attenzione, come si osserva una statua da vicino, cercando le tracce del bulino o le impronte della mano del modellatore nella creta.

Non mancano certo i riferimenti ai grandi: Michelangelo, Bernini, Donatello, Moore. Ma qui non vengono celebrati come icone da museo: vengono analizzati come uomini che hanno fatto i conti con la materia. L’estetica nasce dal compromesso tra l’idea e ciò che la materia consente.


Per chi è questo libro?

  • Per chi non cerca l’ennesima carrellata di capolavori, ma vuole capire come nasce un capolavoro.

  • Per chi ha già letto Vasari, Panofsky, Hauser, e ora vuole passare dalla teoria alla prassi.

  • Per chi NON ha già letto Vasari, Panofsky, Hauser, e vuole farsi accompagnare nei primi passi nel mondo della scultura per apprendere i rudimenti dell'osservazione critica di un'opera plastica


In conclusione

Wittkower non racconta la scultura: la ricostruisce, la interroga, la decostruisce. Leggerlo è come ascoltare un artigiano del pensiero che, con mani esperte, scolpisce parole per raccontare le opere. È un saggio solido, concreto, a tratti severo, ma per chi ha occhi (e mani) per intendere, è una lettura rivelatrice; ed è il primo libro che mi sentirei di consigliare per chi voglia cominciare ad addentrarsi nel mondo della scultura.

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