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Immagine del redattoreThe Introvert Traveler

Il Mosè di Michelangelo: il supereroe che non meritiamo

Aggiornamento: 1 ott

Michelangelo's Moses in Rome

Il Mosè di Michelangelo è il supereroe che non meritiamo, ma che non possiamo fare a meno di idolatrare.

Questo gigante di marmo non è solo una scultura, ma un monumento alla mascolinità ipertrofica. In un'epoca in cui la parola "patriarcato" è stata elevata da sostantivo a congiunzione, abbiamo più bisogno che mai di un personaggio biblico che emana testosterone da ogni poro. E se pensi che i bicipiti di Thor siano impressionanti, aspetta di vedere quelli di Mosè.


Michelangelo, l'Antieroe del Rinascimento


Michelangelo's Moses in Rome

Ma prima di parlare del nostro supereroe, è necessario fare un salto indietro e conoscere l'uomo che lo ha creato: Michelangelo Buonarroti. Era il tipo di artista che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno dal Papa in persona. Quando gli veniva commissionata una scultura, non diceva "Sì, certo, santità", ma piuttosto un "Le farò sapere" (a Papa Giulio II, uno che se gli girava male, prima si metteva l'armatura, poi allestiva un esercito, poi ti assediava e poi ti scomunicava al grido di "Magnam faciamus iterum Romam"). E così, passavano anni, decenni, e il Papa invecchiava aspettando. Ma Michelangelo non aveva fretta. Le cose buone richiedono tempo, e le sue sculture erano molto più che buone: erano leggendarie.

Michelangelo era un badass del Rinascimento, un Chuck Norris della scultura, lo Steven Seagal dello scalpello. Non solo perché ancora a 90 anni sapeva fare a pezzi un blocco di marmo avventandosi sulla pietra come un'aquila su una lepre; non solo perché se incontrava Leonardo da Vinci per strada, tutto vestito Prada dalla testa ai piedi e con i riccioloni d'oro, lui, coperto di calcinacci e vestito di stracci, non si faceva scrupoli a mandarlo a quel paese sebbene fosse il genio più fico mai concepito; non solo perché se doveva affrescare un soffitto grande come un campo da tennis lo faceva sdraiato sulle impalcature a 20 metri d'altezza, con gli addominali in perenne tensione e senza neppure la linea vita; ma perché teneva testa ai suoi committenti, litigava con chiunque si mettesse in mezzo e aveva un debole per le figure umane nude, anche in un'epoca in cui la Chiesa allestiva barbecue in piazza per molto meno.

Papi, cardinali e mecenati gli promettevano montagne d'oro, e Michelangelo chiedeva di più, incassava i compensi, e poi… li ghostava. Quando, dopo anni, finalmente consegnava un'opera, chiunque lo avesse criticato durante il processo rimaneva a bocca aperta. Se l'attesa lo faceva sembrare un pigro, il risultato lo consacrava come genio.


Mosè: il Supereroe con le Corna


Ora, parliamo del pezzo forte: il Mosè di Michelangelo. Questo non è il Mosè con la barba lunga, l'aria bonaria da nonno che racconta storie bibliche davanti al camino. No, il Mosè di Michelangelo è un vero e proprio action hero. Si dice che Michelangelo, alla fine della sua creazione, abbia esclamato: "Perché non parli?!", talmente era perfetta la sua scultura. E piace pensare che il Mosè abbia risposto "Lascerò che siano i miei bicipiti a parlare per me". Quello che sappiamo è che la scultura sembra pronta a prendere vita da un momento all'altro, alzarsi e distribuire giustizia divina con i suoi enormi pettorali scolpiti e i suoi occhi penetranti.


Michelangelo's Moses in Rome

Corna: Accessorio o superpotere?


E poi ci sono quelle corna. Ora, molti studiosi d'arte hanno cercato di spiegare perché Michelangelo abbia deciso di dare al suo Mosè un paio di corna sulla testa, citando malintesi linguistici, errori di traduzione e interpretazioni medievali. Ma sappiamo tutti qual è la verità: le corna sono l'arma segreta di Mosè. Cosa c'è di più badass di un supereroe con corna di marmo? Possono essere usate per aprire una bottiglia di birra dopo una dura giornata di miracoli, o come strumento di difesa quando qualche angelo caduto cerca di darti fastidio.

Queste corna non sono solo un vezzo stilistico, ma un messaggio a chiunque osi sfidare la potenza di Mosè.


Michelangelo's Moses in Rome

Michelangelo's Moses in Rome

Il Fisico: "No, Non Vado in Palestra, È Naturale"


E poi c'è il suo fisico. Non c'è Hugh Jackman o Chris Hemsworth che tenga. Bicipiti, tricipiti, addominali da copertina di Prophet's Health… Mosè è chiaramente il tipo che non salta mai il giorno delle braccia in palestra.

Ma attenzione: non è solo una questione di estetica. Quei muscoli non sono lì per caso; servono a gestire il peso della tavola delle leggi. Sì, perché il Mosè non tiene semplicemente in mano i Dieci Comandamenti, li afferra con una presa da culturista, come se fosse pronto a usarli come arma contundente. Pensa a Thor con il suo martello: adesso immagina Mosè che riconduce gli Egizi alla virtù a suon di cornate e tavolate di marmo. Non solo è un uomo di legge, è la legge incarnata.




lo sguardo che giudica


Ma non è solo il fisico di Mosè a renderlo un badass biblico, è il suo sguardo. Quegli occhi ti fissano con una tale intensità che sembra quasi che stia dicendo: "Non azzardarti a fare un'altra volta un vitello d'oro". È lo sguardo di qualcuno che ha visto troppo: ha camminato per quarant'anni nel deserto, ha diviso il Mar Rosso, ha parlato con Dio in cima a una montagna. Insomma, non è esattamente il tipo con cui vorresti scherzare.

Immagina di essere un idolatra dell'epoca, intento a festeggiare attorno al famoso vitello d'oro. All'improvviso arriva Mosè, irrompendo nel campo come un biblico Patriota e tu sai già che non sarà una giornata fortunata. Uno sguardo e capisci che è meglio scappare. Questo è il potere del suo sguardo: non serve alzare un dito, basta un’occhiata per mettere tutti in riga. Altro che supereroi moderni con le loro tutine colorate e battute pungenti: Mosè ti distrugge con il potere del suo disappunto divino.


Michelangelo's Moses in Rome

Michelangelo: Il Maestro del Ritardo Strategico


Ora, mentre Mosè è il supereroe biblico definitivo, Michelangelo non era certo uno che passava inosservato. Diciamocelo, Michelangelo era il tipo di artista che avrebbe potuto tranquillamente lavorare nel XXI secolo, gestendo una start-up con un team remoto e consegnando progetti sempre e solo dopo le deadline. I suoi committenti, per quanto potenti fossero, sapevano bene che non potevano fare pressione su di lui. Il Papa Giulio II? Era solo un altro cliente nella lunga lista. Michelangelo non lavorava mai secondo i tempi stabiliti. E perché mai avrebbe dovuto farlo? Era Michelangelo, il maestro del marmo, il genio del Rinascimento, la tartaruga ninja (status che acquisì solo dopo aver lasciato Bologna, secondo Paul Barolsky, “The Strange Case of the Young Michelangelo” in Arion: A Journal of Humanities and the Classics 21, no. 1, Spring/Summer 2013). Se volevi la sua arte, dovevi saper aspettare.

La Tomba di Giulio II, dove si trova il Mosè, è un esempio perfetto di questo rapporto complicato. Commissionata nel 1505, la tomba doveva essere monumentale, una vera e propria piramide marmorea che avrebbe fatto impallidire le altre tombe papali. Ma, ovviamente, Michelangelo iniziò, si distrasse, lavorò ad altre commissioni, e lasciò il progetto in sospeso per decenni. Nel frattempo, Giulio II morì, e Michelangelo, impassibile, proseguì comunque, come se niente fosse.

Quando finalmente completò il Mosè, nel 1545 (40 anni dopo la commissione originale), nonostante il Papa fosse ormai deceduto da tempo, nessuno osò dire nulla. Perché il Mosè parlava da solo. L'imponenza della scultura, la sua perfezione tecnica e quel carisma da vero macho sovrastavano ogni critica. E pazienza se, a parte il Mosè, le altre figure della tomba, rispetto ai progetti iniziali, sembravano essere state comprate su Wish; il carisma sprigionato dal supereroe biblico era sufficiente a mettere a tacere ogni dubbio.


Michelangelo vs. Le Convenzioni: Nude Art


Ma uno degli aspetti più audaci di Michelangelo, oltre alla sua leggendaria lentezza nell'eseguire le consegne, era il suo amore per la rappresentazione del corpo umano nudo. In un'epoca in cui l'arte religiosa dominava e la Chiesa imponeva regole morali rigidissime, Michelangelo non esitava a rappresentare uomini nudi, muscolosi, perfetti ed estremamente erotici.

La Cappella (absit iniuria verbis) Sistina è un esempio di come Michelangelo non si faceva problemi a rappresentare figure nude, anche quando la Chiesa cominciava a storcere il naso. I suoi personaggi sono vigorosi, pieni di vita e di erotismo. Se qualcuno osava dirgli che un po' più di modestia non avrebbe guastato, lui rispondeva con un altro affresco ancora più audace. Michelangelo, al movimento LGBTQ, avrebbe riservato un tagliente commento in impeccabile toscano


In definitiva, Michelangelo era un ribelle del Rinascimento, un vero e proprio artista badass che non si lasciava intimidire da nessuno. E il Mosè, con le sue corna, i muscoli e lo sguardo di fuoco, è la prova vivente (anzi, marmorea) che quando metti insieme il talento di un genio incommensurabile con la tenacia di un uomo indomito, il risultato è un capolavoro eterno.




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