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Arte etrusca. “L’Ombra della Sera” di Volterra: un enigma di bronzo tra astrazione e arcaico realismo

  • Immagine del redattore: The Introvert Traveler
    The Introvert Traveler
  • 24 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Ombra della Sera, Museo Guarnacci di Volterra

Tra i capolavori più affascinanti e sfuggenti dell’arte etrusca, spicca con enigmatica autorevolezza la statuetta bronzea nota come L’Ombra della Sera, oggi conservata presso il Museo Etrusco Guarnacci di Volterra. La sua silente verticalità, la sua forma antropomorfa allungata fino alla rarefazione del corpo, ma dotata di un volto dalla sorprendente concretezza fisiognomica, ne fanno una delle opere più discusse e reinterpretate della plastica preromana. Non è soltanto un oggetto artistico di rara eleganza: è una soglia temporale e culturale, uno specchio affilato tra l’identità etrusca e le proiezioni del moderno.


1. Contesto e civiltà di riferimento: l'evoluzione della cultura etrusca

L’opera, databile tra il III e il II secolo a.C., si inserisce nell’alveo di una civiltà, quella etrusca, giunta ormai alla sua maturità culturale e in fase di progressiva romanizzazione. Gli Etruschi, popolo di origine ancora oggi controversa (Erodoto li vuole orientali, Dionigi di Alicarnasso li ritiene autoctoni), si affermarono nell’Italia centrale tra il IX e il I secolo a.C., sviluppando una cultura riccamente stratificata, urbanizzata, aperta al commercio mediterraneo e dotata di un complesso sistema religioso, linguistico e artistico.

Volterra (l'antica Velathri), città d’altura tra le più importanti della dodecapoli etrusca, si caratterizzava per la sua produzione di urne cinerarie e per la lavorazione del bronzo e dell’alabastro. In questo contesto, L’Ombra della Sera sembra porsi come oggetto cultuale o simbolico, forse destinato al corredo funebre o all’uso votivo, ma sfuggente a ogni etichetta definitiva.


2. Descrizione dell’opera: tensione formale e paradosso visivo

Alta circa 57,5 cm, la statuetta rappresenta un giovane nudo in posizione frontale, in atto di quieta stasi, con braccia aderenti al corpo e piedi piatti. Il suo corpo è irrealisticamente allungato in senso verticale, con proporzioni che ricordano le ombre serali proiettate a terra dalla luce radente del tramonto, da cui deriva il soprannome attribuito nel XIX secolo da un antiquario francese.

Ciò che più colpisce è il contrasto tra la stilizzazione estrema del corpo — che si riduce a una colonna filiforme, quasi astratta — e la raffinatezza mimetica del volto: un ovale compatto, dai tratti precisi e perfettamente individualizzati, con occhi incavati, zigomi alti, bocca disegnata con naturalezza, e capelli pettinati con una cura quasi ellenistica.


3. Tecnica e lavorazione: il bronzo etrusco tra raffinatezza e sintesi

La statuetta è fusa in bronzo, materiale prediletto dagli artigiani etruschi fin dall’epoca villanoviana, in particolare nella tecnica della fusione a cera persa, che consentiva la creazione di esemplari unici, dettagliati e formalmente complessi. Tale metodo prevedeva la realizzazione iniziale della figura in cera, poi ricoperta di argilla refrattaria; una volta riscaldata, la cera colava via, lasciando un vuoto riempito con bronzo fuso.

Nonostante la sua apparente semplicità, L’Ombra della Sera è il risultato di una padronanza tecnica elevata: la perfetta linearità dell’allungamento, la coerenza plastica tra il busto e le gambe, la transizione fluida tra i volumi corporei e la minuta esattezza del volto suggeriscono un’attenzione quasi scultorea al dettaglio, ben oltre il semplice esercizio artigianale.


4. Aspetti critici ed estetici: arte arcaica o proto-modernismo?

Nel corso del tempo, la critica ha oscillato tra letture che vedono l'opera come una curiosità folclorica etrusca e interpretazioni che la esaltano come anticipatrice di una sensibilità astratta e "moderna". La sua silhouette filiforme ha colpito, tra gli altri, artisti come Giacometti, che, nella sua ricerca della verticalità esistenziale e dell'essenzialità umana, sembra inconsciamente riflettere la grammatica visiva della statuetta etrusca.

Tuttavia, si deve evitare l’anacronismo ingenuo: l’allungamento non va inteso come scelta estetica fine a sé stessa o come prefigurazione modernista, ma forse come un codice simbolico, funzionale a determinati contesti cultuali. Alcuni studiosi (cfr. Mario Torelli, Etruschi, Laterza) hanno ipotizzato che la deformazione verticale potesse servire a “de-terrenalizzare” la figura, trasformandola in simbolo o spirito — una sorta di genius disincarnato. L’assenza di sessualità marcata, la postura ieratica, la frontalità rigida sembrano rafforzare questa ipotesi.

Pur evitando di cadere in tranelli modernisti è tuttavia indubbio che l'opera esercita un irresistibile fascino enigmatico sull'osservatore moderno.


5. Funzione e significato: spirito del defunto o nume protettore?

Seppure la funzione originaria rimanga incerta, due sono le ipotesi più accreditate:

  • Funzione votiva: la statuetta potrebbe rappresentare un offerente, un ex-voto, una figura di mediazione tra uomo e divinità. L’allungamento corporeo sarebbe allora una forma di “sacralizzazione” simbolica.

  • Contesto funerario: come suggerito dalla sua scoperta tra materiali sepolcrali e in analogia con le urne cinerarie antropomorfe volterrane, L’Ombra della Sera potrebbe essere un simulacro del defunto, non tanto mimetico quanto evocativo della sua essenza spirituale.

In entrambe le ipotesi, l’opera partecipa di quella visione etrusca del post-mortem in cui il corpo non è più la carne, ma una traccia simbolica della sua permanenza nel mondo ultraterreno.


6. Fortuna postuma e ricezione culturale: da oggetto votivo a icona estetica

La riscoperta della statuetta in età moderna — a partire dal XIX secolo, con l’emergere della museologia archeologica — ne ha fatto rapidamente un oggetto di culto culturale, associato all’identità artistica dell’Etruria e alla città di Volterra. La definizione poetica L’Ombra della Sera, di forte impatto lirico ma assolutamente apocrifa, ha contribuito a proiettarla nel mito, rendendola appetibile alla fantasia decadente e simbolista ottocentesca.

Nel XX secolo, artisti e storici dell’arte ne hanno esaltato la “modernità involontaria”, comparandola con l’arte africana, con le figure cicladiche e, come già detto, con le opere di Giacometti, che giunse a dichiarare (apocrifo ma plausibile) che, se l’avesse conosciuta prima, non avrebbe avuto bisogno di scolpire altro. L’accostamento alla ricerca della “presenza-assenza” nel moderno è suggestivo, ma non deve oscurare la sua matrice sacrale e funzionale, intimamente etrusca.


7. L'Ombra della Sera: un’opera-soglia dell'arte etrusca tra tempo e forma

L’Ombra della Sera è una testimonianza di quanto la civiltà etrusca fosse capace di integrare tecniche raffinate, spiritualità astratta e sensibilità estetica. In un solo manufatto convivono tensioni apparentemente inconciliabili: l’iperrealismo fisiognomico e l’astrazione simbolica, la monumentalità e la miniatura, l’umano e l’oltre-umano. È forse proprio questa irriducibile ambiguità a renderla eterna, come le ombre lunghe della sera che ci sfiorano e si ritirano senza mai farsi prendere.




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