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La gazzella incel del Ngorongoro: la fotografia naturalistica e un dramma evolutivo in diretta

Immagine del redattore: The Introvert TravelerThe Introvert Traveler



Durante il mio recente safari in Tanzania, il cratere del Ngorongoro, un'arena naturale perfetta per i grandi spettacoli della savana, ha rappresentato davanti ai miei occhi un inaspettato dramma biologico che è diventato una magnifica occasione di fotografia naturalistica e di riflessione sociale. Al centro della scena, due gazzelle di Grant e il loro tentativo di perpetuare la specie. O meglio, il tentativo del maschio e il netto rifiuto della femmina, che ha mandato all’aria non solo il progetto riproduttivo, ma anche il seme del malcapitato protagonista.

L’episodio è stato un’esemplare rappresentazione di come la selezione sessuale sia un motore implacabile dell’evoluzione. Il maschio, dopo aver difeso il suo territorio con fierezza e dimostrato la sua prestanza con impavidi balzi e marcature odorose, si è trovato di fronte al verdetto biologico più spietato: la femmina non era interessata. Un attimo di esitazione, uno scarto fulmineo, e l’eiaculazione del maschio si è dispersa nell’aria, vanificando ogni suo sforzo. Un tragico fallimento, perché, nella logica spietata dell’evoluzione, una possibilità mancata è un pezzo di DNA che non arriverà mai alla generazione successiva e una sorpresa per me che, mentre scattavo la raffica di fotografie, non mi ero minimamente accorto del livello di dettagli che avevo colto e che mi avrebbero sorpreso nel corso di una successiva serata autunnale di revisione degli scatti.

Ciò che colpisce, nel vivere un safari senza le sovrastrutture mentali della nostra cultura, è la crudezza con cui la natura esibisce la centralità della sessualità in tutte le sue forme. Ogni movimento, ogni interazione, ogni segnale chimico o visivo di un animale ha, in ultima analisi, un’unica finalità: massimizzare la propria discendenza. In un mondo dove l’accoppiamento è un gioco a somma zero, chi perde non lascia traccia.

L’osservazione di questi comportamenti non può che portare a riflessioni su quanto la sessualità sia pervasiva anche nella nostra specie, solo declinata in modi più complessi. La sessualità umana, oltre al valore riproduttivo, è diventata una forza sociale e politica. Negli ultimi decenni, i comportamenti sessuali degli individui hanno assunto un ruolo sempre più rilevante nelle dinamiche sociali e persino nelle agende politiche, influenzando leggi, diritti, alimentando conflittualità sociale e ridefinendo concetti di identità e appartenenza.

E così, mentre la gazzella incel del Ngorongoro si lecca le ferite del suo fallimento riproduttivo, e le iene in lontananza intonano il canto africano "sfigaaaato, sfigaaaato", l’essere umano continua a tessere trame complesse intorno alla propria sessualità, oscillando tra pulsioni primordiali e costruzioni culturali. In fondo, il safari non è solo un’occasione per scattare belle foto, ma un modo per spogliarsi di illusioni e osservare la vita per quella che è: una lotta incessante per la propagazione del proprio codice genetico. Con buona pace delle gazzelle (e di alcuni umani) che non ce la fanno.

Epilogo: ho inviato la mia foto ad alcuni rinomati concorsi fotografici che l'hanno fragorosamente ignorata e i miei pixel si sono infruttuosamente dispersi nel web come spermatozooi di gazzella di Grant nella savana.

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