La scorsa settimana io e la mia compagna abbiamo deciso di trascorrere un breve weekend nel nord della Toscana.
Ero già stato a Pistoia, solo di passaggio, mentre conosco meglio Lucca, ma avendo due giornate intere a disposizione c'erano anche due lacune che aspettavo da tempo di colmare; la prima è un luogo molto famoso in Italia tra gli amanti dei viaggi: il cosiddetto Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano, un antico ponte dalla forma molto particolare. Riguardo al secondo luogo mi devo soffermare su un breve excursus. Come ho già scritto più volte sul blog, sono un amante dell'arte; ogni amante dell'arte ha il suo quadro preferito, quello che considera "il quadro più bello del mondo"; per Marcel Proust era Veduta di Delft di Johannes Vermeer; per Aldous Huxley fu la Resurrezione di Piero della Francesca (e il ricordo di questa citazione salvò Borgo Sansepolcro dalla distruzione quando il capitano dell'artiglieria di Sua Maestà Tony Clarke, ricordando le parole di Huxley lette in passato, decise di sospendere i bombardamenti sulla città che ospitava questo meraviglioso dipinto ). Per me il quadro più bello del mondo è La Deposizione del Pontormo, che si trova nella chiesa di Santa Felicita a Firenze; da questo dipinto ho sviluppato una profonda passione per il Pontormo che mi trascina, ovunque io vada (e in particolare in Toscana, terra che ospita ancora la maggior parte delle sue opere) per scoprire se ci sono opere del Pontormo da ammirare; guarda caso, nella zona dove eravamo diretti per questo fine settimana c'è una delle opere migliori e più importanti del Pontormo: gli affreschi per la Villa Medicea di Poggio a Caiano, mentre un'altra opera degna di attenzione (anche se non tra le sue migliori) si trova in Lucca, nel museo di Palazzo Mansi; ecco perché, partendo per questo breve fine settimana, ero piuttosto trepidante alla prospettiva di vedere finalmente, in particolare, gli affreschi della villa medicea, che per tanto tempo avevo ammirato solo nei libri.
Pistoia
Regione: Toscana
Data della visita: Settembre 2021
Mio giudizio: 6/10
Durata della visita: 7 hours
Fine dell'excursus, è ora di partire! La nostra prima tappa è stata Pistoia; è una città leggermente "sotto il radar" rispetto ad altre città toscane più famose come Firenze, certo, ma anche Siena, Lucca, Pisa o Arezzo.
Pistoia ha infatti parecchio da offrire a livello artistico, ma si tratta di opere di nicchia rivolte agli intenditori. Mi riferisco al fatto che Pistoia custodisce alcune sculture medievali di assoluto rilievo e che la scultura medievale non è una forma d'arte che attrae tipicamente le masse. Per quanto mi riguarda, la mia passione per l'arte viene da lontano, perché i miei genitori erano loro stessi appassionati e collezionisti e sicuramente mi hanno influenzato nello sviluppo di questa passione. Nomi come Giovanni Pisano e Jacopo della Quercia circolavano abitualmente nelle conversazioni a pranzo (che divertimento eh?!) quindi posso dire di avere una certa familiarità con i loro lavori. Si tratta, infatti, di autori che, se non necessariamente in sintonia con i gusti moderni (ma vedremo che forse non è del tutto vero), andrebbero sicuramente esplorati, perché si può dire senza timore di smentita che senza di loro Michelangelo e Gian Lorenzo Bernini non sarebbero esistiti e una conoscenza più approfondita delle loro opere è un presupposto necessario per comprendere meglio le opere di coloro che sono venuti dopo.
Coerentemente con questa premessa, la nostra prima tappa è stata la Pieve di Sant'Andrea. In questa chiesa si trova il pulpito di Giovanni Pisano, una delle opere d'arte più importanti di Pistoia. Si ritiene che i lavori al pulpito iniziarono nel 1298 e si protrassero per circa quattro anni (così almeno riferiscoo le Vite del Vasari).
Si tratta di un'opera davvero eccezionale che richiama inevitabilmente alla mente un'altra straordinaria opera di Giovanni Pisano: il pulpito del duomo di Pisa. Chiunque, abituato alle vette di virtuosismo raggiunte poi da maestri come Michelangelo e Bernini, tende a dare per scontata non solo la difficoltà in sé della scultura marmorea, ma anche la complessità del comporre, pur scolpendo un materiale difficile come il marmo, un figura armoniosa e disposta in modo uniforme e non caotico. La composizione di una scena scultorea è un problema risolto con efficacia più volte nella storia dell'arte; alcuni esempi, tra migliaia, possono essere le colonne onorarie romane, come la colonna Traiana, o la magnifica opera giovanile di Michelangelo: la battaglia dei centauri.
Sono tutte opere dove l'intreccio potenzialmente caotico dei soggetti è organizzato in modo da costituire un insieme armonico, con grande maestria da parte dell'autore.
Giovanni Pisano è senza dubbio uno degli scultori che, dopo secoli in cui la tecnica di dominare il marmo era parzialmente caduta nel dimenticatoio, ha dato nuova vita a questa forma d'arte, aprendo la strada a grandi artisti delle generazioni successive. Ma l'eccezionalità delle opere di Giovanni Pisano non consiste solo nell'aver risvegliato una tecnica che nei secoli passati si era spesso espressa in forme statiche e stereotipate; quello che trovo straordinario nel pulpito della Pieve di Sant'Andrea, per un'opera del periodo gotico toscano, è il mimetismo quasi espressionista dei volti e dei corpi. I soggetti di Giovanni Pisano hanno ancora quella "angolarità" tipica della scultura romanica, ma quale evoluzione rispetto all'inespressività e bidimensionalità dei suoi immediati predecessori!
Così come confrontando le opere di Giovanni Pisano è naturale pensare che il giovane Michelangelo, nello scolpire la Battaglia dei Centauri, avesse in mente la sua opera, tanto più è naturale pensare che Niccolò dell'Arca avesse ben chiara l'opera dello scultore pisano nella realizzazione del suo straordinario Compianto del Cristo Morto di Bologna.
Basta confrontare le opere di Giovanni Pisano con quelle dei maestri delle generazioni precedenti (penso a Benedetto Antelami o Wiligelmo, per citare solo due artisti straordinari) per capire quale significato rivoluzionario deve avere avuto l'opera di Giovanni Pisano agli occhi dei suoi contemporanei. I volti straziati e i corpi contorti dal dolore sembrano anticipare di quasi un millennio il cinema espressionista; Il pulpito di Giovanni Pisano è un vero e proprio film che si dipana davanti agli occhi mentre l'osservatore ruota attorno alla base.
Dai... tutto sommato Pistoia è partita con i fuochi di artificio!
Avanti con la seconda tappa! Avevo letto che, tra le attrazioni di Pistoia, meritava una visita il tour della città sotterranea. Sarò molto breve: rivoglio indietro un'ora della mia vita (e i soldi)!! Ok, capisco che i sotterranei della città sono (letteralmente) le fondamenta della storia di una città, ma a Pistoia i sotterranei della città sono semplicemente, beh, dei tunnel; alcuni sono antichi, ok, ma altri sono moderni in cemento; qualsiasi città italiana prima o poi nella sua storia si è sviluppata su una più antica città sotterranea, e qualsiasi città italiana nel corso della sua storia ha fatto qualche lavoro di ingegneria idraulica come deviare il corso di un fiume. Non credo che Pistoia abbia qualcosa da offrire da questo punto di vista. Credetemi, risparmiate un'ora della vostra vita e andate oltre.
Prima di passare ad altro vorrei segnalare la facciata dell'Ospedale del Ceppo, con il suo fregio in terracotta policroma e invetriata. Anche su questo devo fare una piccola digressione: così come ognuno ha il suo artista preferito, penso che ognuno di noi abbia l'artista che proprio non sa apprezzare; nel mio caso è Bruce Springsteen. Ok, lo so, immagino già persone pronte ad augurarmi la morte, ma proprio non ce la faccio, non discuto che sia molto bravo, ma non sono mai riuscita ad apprezzarlo. Ho provato, giuro, e ho riprovato, ma niente. Nel campo dell'arte, per me, questo premio va alla famiglia della Robbia; si tratta di una famiglia (i membri più noti erano Luca, Andrea e Giovanni) che, attraverso la loro bottega, specializzata in terrecotte invetriate policrome, ebbe grande successo in Toscana nel XV secolo, decorando gran parte delle chiese e dei palazzi prestigiosi; i loro smalti bianco e blu mi sembrano un po' tutti uguali, la tecnica dello smalto toglie dettagli all'opera e, ok, capisco che inizialmente le loro opere possano apparire graziose e decorative, ma mi hanno sempre lasciato perplesso (e così mi sono inimicato sia i fan di Bruce Springsteen che i fan dei Della Robbia, ottimo lavoro di marketing e autopromozione, bravo, bel lavoro). La facciata dell'Ospedale del Ceppo è decorata da un fregio policromo, realizzato da Santi Buglioni, che ricorda in qualche modo un film di Buz Luhrmann sviluppato orizzontalmente su ceramica, tanto è kitsch. In caso di dubbi, non sono nemmeno un fan di Buz Luhrmann. Al di sotto del fregio sono presenti alcuni tondi policromi realizzati dalla rinomata bottega dei Della Robbia. L'effetto complessivo è abbastanza "chiassoso" per un palazzo toscano del XV secolo...
La tappa successiva è il luogo più famoso di Pistoia: la piazza centrale con il Palazzo del Governo, la Cattedrale e il Battistero. È, in effetti, una bella piazza, sulla quale non ho molto da aggiungere a quello che troverete in qualsiasi guida turistica. Vorrei solo segnalare un'opera degna di nota che si trova all'interno della Cattedrale di San Zeno, purtroppo relegata in una parete laterale, dove è difficile ammirarla appieno, in fondo alla navata sinistra; è la cosiddetta Madonna di Piazza, di Andrea del Verrocchio e Lorenzo di Credi. Personalmente trovo difficile discernere quanto dell'opera sia stata realizzata dal Verrocchio (maestro di Leonardo da Vinci. artista straordinario) e quanto sia opera del suo allievo Lorenzo di Credi (un bravo artista che non ha mai raggiunto l'abilità del maestro); è un'opera virtuosa e molto ben conservata, dai colori accesi, dove i piani prospettici si sovrappongono in modo straordinario e dove il tappeto orientale ai piedi della Madonna, oltre ad essere un insolito complemento d'arredo per i dipinti dell'epoca, è davvero un capolavoro nella resa del tessuto e nella sua tridimensionalità.
La BotteGaia
Dopo aver deliziato gli occhi, è bene prendersi cura anche del palato e a pochi metri dalla Cattedrale di San Zeno c'è un ottimo ristorante che avevo visitato anni fa conservandone un ottimo ricordo: La BotteGaia.
Dopo tanti anni la qualità non è affatto cambiata: calamari con crema di fagioli e cipolle marinate; tortino croccante con funghi porcini e parmigiano; pici al ragù di funghi; il tutto accompagnato da un ottimo Chardonnay suggerito dall'oste, che si è rivelato squisito (lo Chardonnay, non l'oste).
Dopo pranzo la visita è proseguita per un po' senza riservare particolari sorprese: la Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas contiene alcune opere secondarie (un pulpito dello scultore Guglielmo da Pisa, non all'altezza del pulpito di Giovanni Pisano, un polittico di Taddeo Gaddi non particolarmente rilevante, una visitazione di Luca della Robbia).
Una breve visita alla Basilica della Madonna dell'Umiltà non ha riservato altre sorprese, se non forse dal punto di vista architettonico, visto il particolare disegno della pianta, che si sviluppa in larghezza piuttosto che in lunghezza.
Il programma di viaggio avrebbe previsto altre due fermate (la Chiesa del Tau e di San Domenico) ma erano entrambe chiuse: appunto per me (dopo tutti questi anni) non dare mai per scontato che un luogo turistico e/o luogo di culto sia aperto la domenica...
Per me era sufficiente, Pontormo mi aspettava e non c'era tempo da perdere.
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