Il David di Michelangelo: Un Capolavoro di Tecnica e Innovazione
- The Introvert Traveler
- 19 feb
- Tempo di lettura: 10 min
Aggiornamento: 13 apr

Ultima visita: febbraio 2025
Mio giudizio: DA VEDERE
Orari: tutti i giorni dalle 8.15 alle 18.50, escluso il lunedì
Durata della visita: da mezz'ora a due ore
Quando, superati i controlli di sicurezza, si entra nella Galleria dell'Accademia di Firenze e si gira a sinistra per accedere al corridoio che conserva in poche decine di metri un concentrato pulsante della creatività michelangiolesca, volgendo lo sguardo in fondo al corridoio, il David di Michelangelo, compreso nella tribuna progettata da Emilio de Fabris per inondarlo di luce ed esaltarne la grandezza, appare come una divinità, che sovrasta, immenso, la folla di turisti che lo circonda ammutolita.
Probabilmente non esiste al mondo un'opera a cui più si addica l'abusato termine "iconico"; forse solo la Monna Lisa di Leonardo può competere con il David, per l'influenza e la pervasività che il profilo dell'eroe biblico tracciato da Michelangelo nella pietra ha avuto sulla cultura occidentale. L'immagine del David è diventata talmente familiare da diventare un luogo comune, un'icona pop che viene data per scontata e quando lo si vede dal vivo, non si può che sussultare tanto l'opera reale è diversa dall'icona a cui chiunque si è abituato per sovraesposizione.
Innanzitutto ciò che colpisce è la bellezza sfavillante dell'opera: percorrere quel breve corridoio delimitato dai Prigioni che si contorcono per emergere dal marmo esprimendo in modo icastico la furia creativa di Michelangelo, lo sguardo non può che essere catturato dal David, sfavillante di luce, bellissimo, sintesi ineguagliabile della bellezza del corpo umano e misura ideale dell'Umanesimo e il confronto con le persone, che sembrano formiche ai suoi piedi, non potrebbe essere più strabiliante. E' una vera e propria esperienza sinestetica, la vista viene colpita dal David che brilla candido in fondo al corridoio in penombra, ma colpisce anche il silenzio di tanti turisti che normalmente, in tal numero, sarebbero chiassosi e indisciplinati e invece ammutoliscono alla vista del gigante e assumono un contegno quasi ieratico, intimoriti dal carisma della statua.

Superato lo smarrimento per la bellezza scintillante del capolavoro michelangiolesco, ciò che stupisce sono proprio le dimensioni; il David è colossale, smisurato, ciclopico; è un paradossi di marmo, lui che rappresenta l'eroe minuto che osa confrontarsi con il gigante è diventato un titano che osserva i suoi ammiratori minuscoli ai suoi piedi; lui che è il personaggio più umano in un testo che parla di Dio è diventato un modello di bellezza ideale e di primato umano quasi fosse un dio Apollo.
Le sue dimensioni ne fanno quasi un caso unico nella storia dell'arte moderna; se nell'antichità, dalla Grecia antica all'arte romana, dai Buddha di Bamiyan, all'arte egizia, la realizzazione di statue colossali era relativamente diffusa, ciò non si può dire per l'arte occidentale, dove la realizzazione di statue colossali è una rarità (l'unico esempio che mi viene in mente è il negletto Appennino del Giambologna a Villa Demidoff); quando, superato lo stupore per l'apparizione del prodigio, si comincia a camminarvi intorno, osservandolo da ogni angolazione, la prima considerazione che emerge è materiale, sostanziale: come può un solo uomo, con la sola forza delle proprie mani aver realizzato un'opera di tali dimensioni e di tale perfezione? Nel momento in cui Michelangelo accettò la commessa del David aveva 26 anni; al tempo un artista di 26 anni non era un novizio ma già un professionista affermato (Masaccio, ad esempio, è morto a 27 anni), ma fino a quel momento Michelangelo, oltre a realizzare quell'immenso e rivoluzionario capolavoro che è la Pietà Vaticana, affermando così con prepotenza il proprio valore, aveva sostanzialmente realizzato poche opere che si possono considerare minori rispetto alla sua produzione complessiva e di certo nessuna opera di tali proporzioni: tolte le opere giovanili, alla data del 1501 Michelangelo, oltre alla Pietà, aveva realizzato le 4 statue di Santi per la Cattedrale di Siena, le 3 piccole statue per l'Arca di San Domenico a Bologna e il Bacco del Bargello (nel diagramma qui sotto vengono rappresentate, prima del 1504, sostanzialmente tutte le opere realizzate da Michelangelo, mentre dopo il 1504 vengono rappresentate solo le opere principali).

Accettare la commessa del David era di fatto, sia le per le dimensioni materiali dell'opera che per l'attenzione che l'intera città di Firenze volgeva a quell'opera, una vera e propria follia, verosimilmente indotta dall'enorme confidenza dell'artista nelle proprie capacità e dall'irrequietezza dell'uomo che intendeva mostrare al mondo il proprio talento che fino a quel momento non aveva avuto pieno riconoscimento.

Quando la constatazione degli aspetti materiali e delle proporzioni dell'opera viene meno, emerge nuovamente la contemplazione della perfezione estetica dell'opera, la più sublime espressione del Bello assoluto, la perfezione materializzata, la reiterazione del successo di un'opera che appariva ineguagliabile come la Pietà vaticana. Ammirando il David nella sua tribuna viene naturale passeggiarci intorno, allontarsi e poi avvicinarsi di nuovo, valutarlo da ogni angolo e prospettiva, soffermarsi sui dettagli, dal profilo del volto, alle mani, al torso, alla posa, alla disposizione dell'equilibrio, alla ricerca di un qualche difetto, di una qualche imperfezione. Non è solo l'aspetto, banale, della mimesi, della capacità di riprodurre con verosimiglianza assoluta ogni dettaglio anatomico, in una misura che nella scultura occidentale si era persa dai tempi dell'ellenismo; ciò che stupisce è l'invenzione, l'arte, la capacità di creare un modello ideale perfetto di bellezza e ciò è vero quale che sia il punto di osservazione o la prospettiva da cui si osserva l'opera. Viene naturale chiedersi, ancora una volta, se il David avrebbe la stessa popolarità se non fosse di tali smisurate proporzioni e la risposta non può che essere affermativa; così come gli altri celebri David della scultura, quello di Donatello, quello di Verrocchio, quello di Bernini hanno conquistato la fama per le scelte estetiche e la maestria artistica dei rispettivi autori, il David è prima di tutto un capolavoro per l'invenzione estetica stilistica che rivaleggia con i grandi capolavori dell'arte greca nella rappresentazione della bellezza ideale; la capacità di Michelangelo di realizzarlo in tali proporzioni è un'ulteriore difficoltà che aggiunge sopresa al prodigio, ma di certo non lo sminuisce.
Il David di Michelangelo rappresenta una delle vette più alte della scultura rinascimentale, un'opera che sintetizza idealizzazione classica e realismo anatomico con una maestria senza precedenti. Commissionato nel 1501 dall'Opera del Duomo di Firenze, il colosso marmoreo divenne immediatamente un'icona della città, simbolo di forza, virtù repubblicane e ingegno umano.
1. Storia e Contesto della Commissione
L'idea di scolpire una statua di David risale alla fine del XV secolo, quando l'Opera del Duomo decise di decorare i contrafforti della Cattedrale di Santa Maria del Fiore con una serie di statue bibliche. Il blocco di marmo destinato all'opera era stato estratto dalle cave di Carrara e assegnato nel 1464 ad Agostino di Duccio, il quale ne fece solo un abbozzo, lasciando il progetto incompiuto. Successivamente, nel 1476, il marmo fu affidato ad Antonio Rossellino, ma anche questi lo abbandonò. Il blocco rimase esposto alle intemperie per decenni nel cortile dell'Opera del Duomo, fino a quando nel 1501 venne offerto a Michelangelo, allora ventiseienne.
Il giovane artista si trovò dunque di fronte a una sfida colossale: lavorare su un materiale già parzialmente scolpito e compromesso da precedenti interventi. Con straordinaria abilità, Michelangelo riuscì a trasformare i limiti del marmo in punti di forza, dando vita a un'opera senza precedenti.

2. L’Innovazione del David Michelangiolesco
Il David di Michelangelo si discosta radicalmente dalle rappresentazioni precedenti del soggetto biblico. Nella tradizione artistica medievale e rinascimentale, David era spesso raffigurato come un giovane eroe vittorioso sopra la testa di Golia. Donatello e Verrocchio, per esempio, avevano scelto di rappresentarlo in una fase successiva della narrazione, dopo la sconfitta del gigante.
Michelangelo invece compie un’operazione innovativa, raffigurando David prima dello scontro, nel momento di massima tensione psicologica e fisica. Il giovane pastore è in piedi, nudo, con il corpo in atteggiamento di attesa vigile: il peso del corpo si scarica sulla gamba destra, mentre la sinistra è leggermente flessa, creando un dinamismo interno che suggerisce l’imminenza dell’azione. Questa rilettura della convenzione estetica influenzerà poi anche il Bernini, che di Michelangelo è sempre stato dichiaratamente un ammiratore, che al momento di cimentarsi con il soggetto del David seguirà naturalmente l'interpretazione dell'illustre predecessore rappresentando l'erore biblico nell'atto, dinamico e iperrealistico, di lanciare la pietra con la fionda.
Ma l'innovazione di Michelangelo non è solo interpretativa ma anche stilistica; Michelangelo era un attento studioso dell'arte antica e non perdeva occasione per omaggiare i grandi maestri del passato, in particolare i modelli greci ed ellenistici, che considerava come la massima espressione dell'arte della scultura che aspirava ad eguagliare e superare; il David rompe radicalmente con la tradizione di ispirazione gotica che ancora influenzava i suoi coetanei per rifarsi ai modelli ellenistici di bellezza ideale. E' sufficiente confrontare la Pietà di Michelangelo con due soggetti analoghi proprio di Agostino di Duccio e Antonio Rossellino, i due scultori che, prima di Michelangelo, erano stati incaricati di scolpire il blocco di marmo da cui poi nacque il David, per comprendere quanto la scultura di Michelangelo fosse stilisticamente dirompente rispetto allo stile dei suoi contemporanei.
3. La Sfida Tecnica: Scultura Monumentale e Materiale Imperfetto
Come detto, realizzare un’opera alta oltre 5 metri in un unico blocco di marmo è un’impresa titanica.
Michelangelo lavorò la statua con una tecnica straordinaria, utilizzando scalpelli di diverse dimensioni e lime per ottenere una superficie levigata e vibrante. Lo studio anatomico è meticoloso: ogni muscolo, vena e tendine è reso con una precisione che riflette la profonda conoscenza dell’artista sulla struttura del corpo umano; gli studi di anatomia condotti da Michelangelo risalgono al periodo del suo soggiorno presso il Convento di Santo Spirito, tra il 1493 e il 1494 e si manifestano in modo evidente in ogni dettaglio del David.

L’uso del contrapposto, ispirato ai modelli classici come il Doriforo di Policleto, conferisce un equilibrio perfetto alla figura, nonostante le dimensioni colossali; anche in questo dettaglio si esprime tuttavia la straordinaria maestria di Michelangelo, che nel definire la posizione del David fu vincolato dalla sbozzatura già effettuata da Antonio Rossellino; ciò che probabilmente avrebbe rappresentato un ostacolo insuperabile per qualsiasi altro artista rappresentò un ulteriore stimolo per Michelangelo, che desiderava prepotentemente manifestare all'attenzione pubblica tutto il proprio talento, riuscendo ad emergere vincitore anche da un'opera che poneva fin troppi ostacoli alla propria realizzazione; la naturalezza e l'eleganza della posa del David sono tanto più straordinari se si pensa che Michelangelo è riuscito a realizzarle operando all'interno del volume dell'opera già abbozzata dal Rossellino, non potendo lavorare su un blocco vergine e dando libero sfogo alla propria creatività.
Un aspetto particolarmente interessante è la proporzione delle mani e della testa, leggermente più grandi rispetto al corpo. Questa scelta potrebbe rispondere sia a esigenze visive (la statua era destinata a essere vista dal basso) sia a un’intenzionale enfatizzazione del concetto di azione e intelletto: la testa come sede del pensiero e le mani come strumento per attuarlo.
4. Aspetti Estetici e Stilistici
L’aspetto estetico del David risente di diverse influenze, in particolare della scultura classica greco-romana. Michelangelo non si limita però a emulare i modelli antichi, ma li rielabora secondo una sensibilità moderna. L'energia contenuta nel corpo di David esprime il concetto di terribilità, una caratteristica distintiva dell'arte michelangiolesca: l’opera non è statica, ma vibra di tensione interna.
L’espressività del volto è un altro elemento chiave: lo sguardo penetrante, la fronte leggermente corrugata e la bocca serrata suggeriscono concentrazione e determinazione. Qui Michelangelo introduce un nuovo paradigma del David, che non è più solo il giovane pastore vittorioso, ma un eroe consapevole della propria forza, simbolo dell’ingegno umano e della libertà repubblicana di Firenze.
La superficie del marmo è trattata con grande maestria per creare un effetto di pelle vibrante, accentuato dalla luce naturale che scorre lungo le forme della statua. Questo è un tratto distintivo dello stile michelangiolesco, che si ritrova anche nelle opere successive, come le tombe medicee o il Mosè di San Pietro in Vincoli.

5. Il Destino del David: Dalla Cattedrale a Palazzo Vecchio
Inizialmente concepito per essere collocato in una delle nicchie esterne del Duomo di Firenze, il David fu invece giudicato troppo perfetto per essere relegato in una posizione così periferica. Quando il David fu finalmente completato nel 1504, infatti, il suo svelamento suscitò immediato stupore e ammirazione. La grandiosità dell'opera e la sua potenza espressiva colpirono profondamente la comunità artistica e politica di Firenze.
Per decidere la collocazione definitiva della statua, venne istituita una commissione composta dai più illustri artisti e intellettuali del tempo, tra cui Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Piero di Lorenzo di Medici e Giuliano da Sangallo. Dopo accesi dibattiti, si stabilì che la posizione ideale non fosse il Duomo, come originariamente previsto, ma la piazza antistante Palazzo Vecchio. Qui il David divenne il simbolo della Repubblica Fiorentina, incarnando la determinazione del popolo contro la tirannia dei Medici.
Nel 1873, per motivi di conservazione, la statua fu trasferita alla Galleria dell'Accademia di Firenze, dove si trova tuttora. Una copia esatta fu collocata in Piazza della Signoria per mantenere il valore simbolico dell’opera nel contesto cittadino.
Il David di Michelangelo: un'opera fragile
Il David è affetto da debolezze strutturali e nel corso dei secoli ha subito numerosi danni; i dati raccolti vengono sottoposti a modellazione numerica per valutare le tensioni interne, verificando come l’inclinazione nel tempo abbia influenzato la formazione delle fessure; particolare attenzione viene posta agli aspetti sismici, che rappresentano un pericolo significativo per l'opera, riguardo ai quali sono in corso studi approfonditi.
Il David è soggetto a continuo monitoraggio strutturale da parte dell'Università di Bologna mediante tecnologie avanzate come come i sensori a fibra ottica Bragg Grating, il rilievo laser-scanner e l’uso di ultrasuoni; si tratta di un’attività fondamentale per la conservazione dell'opera, considerando la fragilità del marmo utilizzato e la presenza di lesioni localizzate, soprattutto alle caviglie e al broncone.
Di seguito un po' di dati strutturali dell'opera:
Altezza: 5,17 metri
Peso: circa 5.572 kg (5,5 tonnellate)
Materiale: Marmo bianco di Carrara
Composizione chimica: principalmente calcite (CaCO₃)
Struttura cristallina: poligonale granoblastica, con cristalli di calcite di dimensioni tra 200 e 500 µm
Il marmo utilizzato è di qualità inferiore rispetto al tipico marmo di Carrara, con una resistenza alla trazione inferiore a 3-4 N/mm² (molto bassa rispetto ad altri tipi di marmo).
Presenta porosità intercristallina, dovuta ai fenomeni di dilatazione termica dei cristalli.
Superficie caratterizzata da piccole cavità chiamate "taròli" e "tarme", tipiche del marmo delle Alpi Apuane.
Conclusione
Il David di Michelangelo non è solo un capolavoro della scultura rinascimentale, ma un’opera che segna un punto di svolta nella storia dell’arte. La combinazione di idealizzazione classica, studio anatomico, innovazione compositiva e maestria tecnica rende questa scultura una delle più grandi realizzazioni artistiche di tutti i tempi.
Michelangelo, con il David, ridefinisce il concetto di bellezza e potenza, creando un’immagine che trascende il semplice tema biblico per diventare un simbolo universale della forza dell’uomo e della sua capacità di affrontare le sfide con determinazione e intelligenza. Un’opera che continua a emozionare e ispirare, oltre cinque secoli dopo la sua creazione.
Consigli pratici
Il David rappresenta l'opera principale esposta all'interno della Galleria dell'Accademia di Firenze. Insieme al David sono esposti anche i cosiddetti Prigioni, opere incompiute che furono abbozzate da Michelangelo per la tomba di Giulio II a San Pietro in Vincoli, ma mai ultimate. Il tempo da dedicare al Mosè e ai Prigioni è soggettivo ma direi tra il quarto d'ora e l'ora e mezza. Il resto della galleria dell'Accademia consiste di poche sale (sostanzialmente cinque sale) che espongono dipinti dell'arte toscana dal 1200 alla fine del 1500 tra le quali segnalerei in particolare un'opera del Perugino, una del Pontormo e una del Bronzino; terminano la collezione una gispoteca e un interessante modello del Ratto delle Sabine del Giambologna esposto nella Loggia de' Lanzi.
Ritengo che il visitatore occasionale possa dedicare un'ora alla visita complessiva dell'Accademia, mentre per l'appassionato d'arte interessato a soffermarsi anche sui dipinti la visita potrebbe impiegare poco più di due ore.
Per l'accesso alla Galleria dell'Accademia si formano normalmente lunghissime code lungo Via Ricasoli, per cui suggerisco di prenotare il biglietto scegliendo l'accesso alla mattina presto.
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